lunedì 2 giugno 2014

L’addio del Maggio con Tre Melarance in Avvenire 3 giugno



Opera.

L’addio del Maggio con Tre Melarance


GIUSEPPE PENNISI

FIRENZE
C
ome una coppa di champagne ghiacciata al punto giusto. Il pub­blico del Teatro Comunale di Fi­renze si è divertito la sera del primo giugno alla prima de L’Amour des Trois O­ranges (tratta dall’Amore delle Tre Mela­rance di Carlo Gozzi) di Sergej Prokofi’ev, ultimo titolo rappresentato nel glorioso tea­tro, dato che dal primo luglio opera e bal­letto si trasferiranno nella modernissima Opera di Firenze. Risate a più non posso durante la rappresentazione (piena di gag dadaiste) e ben un quarto d’ora d’ovazioni al termine.

Con L’Amour des Trois Oranges, il Maggio Musicale Fiorentino torna alla vocazione originaria: la riscoperta di capolavori rara­mente rappresentati in Italia. L’opera, con­cepita nel 1917-18, debuttò a Chicago nel­l’edizione originale in francese nel 1921 e fu un gran successo in America e in Euro­pa Occidentale; lo stesso Prokofi’ev ne ap­prontò una versione in russo nel 1926. È u­no dei titoli di punta della Komische Oper di Berlino (dove da vent’anni viene replicato 20 sere l’anno) e un’edizione prodotta nel 2000 dal Festival di Aix en Provence e dal Teatro Real di Madrid gira ancora in mezza Europa. In Italia si ricorda un’esecuzione del Mariinsky in forma di con­certo a Roma nel 1998.

Il regista sudafricano (di origini italiane) A­lessandro Talevi coglie bene i due filoni principali di una favola che sembra assur­da: da un lato, un percorso di formazione di un giovane ipocondriaco sino al matri­monio e alla creazione di una famiglia; dal­­l’altro, una satira spietata e del melodram­ma (nonché dell’opera verista) e delle clas­si dirigenti (ivi compresa quella leninista) di quel periodo. Giovane anche il direttore d’orchestra Juraj Val?uha. Ha il difficile compito di dirigere un’orchestra di di­mensioni quasi wagneria­ne dove su un tappeto sinfonico si inseriscono il jazz, la musica afro-cuba­na, melodie popolari rus­se e anche tenere un buon equilibrio con un palco­scenico dove in due ore si succedono (in 11 quadri) avventure strampalate con ben 26 cantan­ti in grado di recitare, danzare, fare piroet­te e dare prova di atletismo. Un cast inter­nazionale in gran misura giovane con qual­che difficoltà nella dizione in francese.

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«L’Amour des Trois Oranges»

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