martedì 24 giugno 2014

Mose, Expo e Pompei. Ecco come Renzi può abbattere la corruzione con un colpo solo in Formiche del 24 giugno

Mose, Expo e Pompei. Ecco come Renzi può abbattere la corruzione con un colpo solo

24 - 06 - 2014Giuseppe Pennisi Mose, Expo e Pompei. Ecco come Renzi può abbattere la corruzione con un colpo solo
Mentre il presidente del Consiglio si sta recando a un Consiglio Europeo che potrebbe segnare l’inizio di una vera svolta nell’interpretazione dei trattati attinente all’unione monetaria, e tra il Quirinale, Palazzo Chigi e Palazzo Vidoni si stanno mettendo a punto le misure per il riordino della pubblica amministrazione, viene naturale, prendendo spunto da un’informazione recente dall’aspetto meramente tecnico, come, con unico colpo, il governo potrebbe abbattere la corruzione che (lo mostrano casi recenti) si infiltra ancora alla grande nei meandri di amministrazioni grandi e piccole, statali , regionali, comunali. Diciamo “abbattere”, non sconfiggere. Il saggio How Deep Are the Roots of Economic Development? di Enrico Spolaore e Romain Wacziarg, pubblicato Journal of Economic Literature, June 2013, ci dice che le radici sono profonde, millenarie e che non si recidono con un colpo secco, dato che hanno le loro origini nell’antropologia, prima ancora che nella sociologia.
A mio avviso, basta un decreto legge che estirpi il cancro delle “contabilità speciali”. Cosa sono? Norme in deroga alle regole generali della contabilità dello Stato, e spesso tali da consentire eccezioni anche alla normativa su evidenza pubblica e gare per commesse ed appalti. Tali “contabilità speciali” sono state motivate da ragioni di urgenza ed eccezionalità delle opere coinvolte. Il Mose, l’Expo, Pompei e tanti altri casi di recente finiti in prima pagina hanno alla loro base “contabilità speciali”.
Negli anni in cui ho servito come componente del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali ho combattuto contro le 254 “contabilità speciali” allora nei libri contabili del Collegio Romano, un dicastero che per vent’anni ha effettivamente speso circa il 45% delle spese per investimento attribuitigli (gran parte del resto finiva in “contabilità speciali”). Si è finalmente appreso che nei Ministeri ne pullulano ben 2200, una cifra da fare spavento in quanto con tale labirinto nessun Governo potrebbe gestire, con efficacia ed efficienza, il bilancio dello Stato
Non che non sia tentato di porre rimedio. Dalla legge 478 del 1978 sino alla legge 196 del 2009 (passando per le leggi 362 del 1988 e 208 del 1999), governi e Parlamenti hanno tentato di mettere paratie forti alle “contabilità speciali”. In certi casi (emergenze, calamità naturali, tutela di alcuni aspetti del patrimonio culturale ed am­bientale) possono essere necessarie per  interventi che necessitano di essere spediti. Tuttavia, il loro proliferare è una caratteristica nostrana. In Francia le “contabilità speciali” sono autorizzate eccezionalmente da un comitato di ministri e possono essere mantenute “esclusivamente in caso di perfetto equilibrio tra entrate e spese”. Nei Paesi di tradizione anglosassone, sono sconosciute; se del caso, si utilizzano strumenti analoghi ai decreti legge da convertire con normali procedure parlamentari.
Da noi, sorge il sospetto che non servano sempre a fini nobili. Dato che debbono essere soppresse con il passaggio al “bilancio di cassa” richiesto dalla normativa in vigore, la cui applicazione viene avviluppata da mani invisibili, basta un decreto legge di tre articoli: nel primo si sopprimono tutte le contabilità speciali a far data dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale; nel secondo, si dispone che le somme giacenti in dette contabilità tornano all’erario (con soddisfazione per il bilancio dello Stato e sofferenza di qualche speranzoso), nel terzo i “responsabili” dei vari procedenti vengono trasferiti ad altri incarichi, con parità di trattamento economico.
Sarebbe una vera riforma che si tenta, senza esito, da oltre 35 anni.

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