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Tutto l'amore di Orfeo riempie Firenze in Milano Finanza 14 giugno
Tutto l'amore di Orfeo riempie Firenze
Nel terzo centenario della nascita di Christoph W. Gluck, Orfeo ed
Euridice è fra le opere più rappresentate non tanto perché richiede un organico
di proporzioni modeste (tre cantanti, un coro, alcuni ballerini e una orchestra
ridotta all'osso) e, quindi, il suo allestimento può essere effettuato a costi
contenuti, ma soprattutto perché nel 1762 la sua messa in scena a Vienna, in
italiano, rappresentò una rivoluzione.
Tutti i mezzi espressivi (parola, musica,
danza, mimo) vennero integrati e posti al servizio della verità scenica,
sostituendo i recitativi secchi con recitativi accompagnati e introducendo
anche nuovi accordi. Una seconda edizione venne approntata dallo stesso Gluck
in francese nel 1774 per i gusti parigini ed è quella rappresentata più di
frequente. A Firenze è in scena fino al 15 giugno la versione originaria del
1762, ossia quella più raramente eseguita, che si potrà anche gustare al
festival di Montepulciano a metà luglio. L'allestimento di Denis Krief situa la
vicenda in un contesto contemporaneo: un amore tra giovani dove, però, la
fiducia reciproca non è così totale come necessario. Il ravvedimento porta al
lieto fine dopo 80 minuti intensi. Le scene sono sobrie, ma efficaci. Ottima
Anna Bonitatibus nel ruolo del protagonista, qualche piccola incertezza di
Hélène Guilmette in quello delle sua compagna. Di livello il coro della gente
che commenta la vicenda. In un'ambientazione moderna risulta sensato ispirarsi
al contemporaneo anche per le danze. Federico Maria Sardelli guida un ensemble
quasi cameristico di orchestrali del Maggio Musicale. La produzione mostra come
Gluck del 1762 vinca ai punti su quello del 1774. (riproduzione riservata)
di Giuseppe Pennisi
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