Mitridate, tiranno ormai stanco e anziano, che ha sacrificato gli
obblighi familiari a quelli di stato, è in guerra con Roma. Per ragioni
politiche ha combinato il matrimonio tra il figlio Farnace e la figlia
del re dei Parti, Ismene; tuttavia Farnace è ambizioso e cerca di
mettersi in competizione con il padre, anche nell'amore della bella Aspasia.
Quest'ultima preferisce il figlio minore, Sifare, ed è da questo
ricambiata. Ma Farnace confessa tutto al padre (Son reo, l'error
confesso) e viene imprigionato (Già di pietà mi spoglio).
Aspasia e Sifare dichiarano il loro amore (Se viver non degg'io).
Mitridate si inalbera e Ismene intercede per evitare che Aspasia e Sifare
vengano uccisi. Nel contempo i romani, guidati da Marzio, sbarcano a
Ninfea e liberano Farnace, promettendogli il trono del padre se li
aiuterà (Se di regnar sei vago). Farnace diventa cosciente dei
suoi doveri nei confronti del padre; Mitridate è ferito mortalmente e
perdona i suoi figli. Nel quintetto finale Sifare, Aspasia, Farnace,
Ismene e Arbate, Non si ceda al Campidoglio, dichiarano la loro
intenzione di vendicarsi dei romani e combattere quelli che pretendono di
togliere la libertà al mondo intero.
Questo pasticcio metastasiano è l’argomento dell’opera seria che la Scala
commissionò a Mozart quando il compositore aveva 12 anni, è
un’opera lunga poiché segue tutte le convenzioni dell’epoca ma
affascinante anche in quanto nell’alambiccata trama traspare il
complicato rapporto tra Wolfgang Amadeus e suo padre. Viene rappresentata
di rado in Italia; ne ricordo una versione scenica a Sondrio nel 1999 e
una a Vicenza nel 2006.
È però, da due anni uno dei maggiori successi del Festival che si
tiene a Monaco il mese di luglio. Senza ciarpami settecenteschi, in abiti
moderni, diventa un dramma di giovani per giovani.
Vale un viaggio. Fate ancora a tempo a cogliere le ultime repliche.
|
Nessun commento:
Posta un commento