FINANZA/ 1. Così le Olimpiadi
aiutano Italia (ed euro)
martedì 31
luglio 2012
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È iniziata bene quella che la grande stampa
d’informazione chiama “la settimana decisiva” per il futuro dell’unione
monetaria europea. Borse in rialzo. Spread contenuti. Scambi (a distanza),
dannunzianamente parlando, “d’amorosi sensi” tra Mario Monti e Angela Merkel
nel ribadire che faranno di tutto e di più per salvare l’unione
monetaria. Colloqui definiti “positivi” (nei comunicati stampa) tra il
Segretario al Tesoro Usa Tim Geithner e il ministro tedesco delle Finanze
Wolfgang Schaeuble. Come potrebbe chiudere meglio di così un luglio tormentato
che tante Cassandre (ma - ricordiamocelo - la Principessa Troiana tutti i torti
non li aveva) avevano dipinto come il preludio a un agosto ancora peggiore?
Gli specialisti (e i sedicenti tali) di
“neuroeconomia” (la disciplina che coniuga la psicologia con la “triste scienza
economica”) attribuiscono la calma a “l’effetto Draghi”, ossia alle parole
pronunciate la settimana scorsa dal Presidente della Banca centrale europea
(Bce). Può anche essere che abbiamo ragione. Tuttavia, da un lato “la
settimana decisiva” non è ancora conclusa: mercoledì primo agosto c’è grande
attesa per gli esiti di una maxi asta di buoni del Tesoro spagnolo, mentre
giovedì ci saranno le decisioni del Consiglio Bce (in cui non tutti paiono
sposare la “linea Draghi”).
Inoltre, occorre tenere conto di un’altra dimensione
che possiamo chiamare la “Pax Olimpica”. Nella Grecia antica, nelle due
settimane quando, ogni quattro anni, si tenevano i giochi, le guerre tra le
città stato dell’Ellade si arrestavano. Nel Settecento, nel bel mezzo del
conflitto per la successione austriaca (non poca cosa a quell’epoca), Pietro
Metastasio ne trasse ispirazione per un testo messo in musica da una quarantina
di musicisti, tra cui Galuppi, Pergolesi e Vivaldi. Quando nel luglio 1912
stava per scoppiare quella che due anni dopo sarebbe stata la Prima Guerra
Mondiale, l’inizio dei giochi calmò tutti (pure i Balcani reduci da tre guerre
in pochi anni e pronti alla quarta).
Si potrebbe dire che la “Pax Olimpica” afferisce
specialmente al mondo della finanza, anche perché quelli che Richard Nixon
chiamava “gli gnomi di Zurigo” (ossia coloro che muovono i flussi monetari e
finanziari) hanno da decenni traslocato dalla paciosa Svizzera
all’agguerrita Londra, il cui Governo proprio per questo motivo non ha firmato
il Fiscal Compact. In questi giorni, sono più intenti a
scommettere su medaglie che su tassi d’interesse e su monete.
Quali che siano le determinanti - effetto
neuro-economico di Draghi e del suo ufficio stampa o “Pax Olimpica” - potrebbe
trattarsi, leopardianamente parlando, della quiete prima della tempesta. In
Parlamento - almeno in quello italiano, giacché non sappiamo cosa sta avvenendo
in quelli di altri Paesi nei guai - si sta allentando la tensione. Dato che
l’esecutivo ha deciso di essere più politico che tecnico (e di non puntare i
piedi e di non minacciare di sbattere la porta, ma di tirare a campare il
più possibile), le misure per contenere la spesa vengono annacquate nel modo
peggiore: si salvano quelle con poca sostanza, ma grande aspetto mediatico
(auto blu), vengono ammorbidite le altre (sgravi alle imprese, regole su
appalti).
Il Governo dovrebbe prendere spunto dalla quiete
momentanea per mordere meglio sulla spesa pubblica meno produttiva e delineare
un programma di rilancio. In ultima istanza, se l’economia reale non migliora,
il rapporto debito/Pil non potrà che peggiorare e la fiducia a investire in
Italia che diminuire.
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