EURO, CAUSA O SOLUZIONE DELLA CRISI
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Roma - Mentre molti editorialisti di rango si
stracciano le vesti perché la Corte Costituzionale tedesca non deciderà sul
salva-Stati prima del 12 settembre - e nel frattempo ci sarà, quindi, un’estate
turbolenta e non si potrà neanche parlare di scudi, o scudetti, anti-spread -,
sono giunti sulla mia scrivania due lavori di economisti compassati, pur se non
distinti e distanti dai guai dell’eurozona. Il primo testo viene da
Louvain-La-Neuve. Ne sono autori uno dei “padri” spirituali della moneta unica,
Paul de Grauwe, e un suo allievo, Yumai Ji, dal nome decisamente asiatico. È in
uscita come CEPS Working Document No. 366, 2012. Il secondo è di Justin Y. Lin,
dell’Università di Pechino, uno dei cattedratici più noti a livello
internazionale, e di Volker Treichel, economista teutonico in servizio presso la
Banca Mondiale. È in uscita come World Bank Policy Research Paper N
6127.
Il primo esamina la “guerra degli spread”. Con un raffinato lavoro econometrico, giunge ad una conclusione che non può non piacere al governo di Mario Monti: gli spread si muovono molto di più di quanto sarebbe giustificato dal punto di vista tecnico-finanziario. Quindi, potrebbe argomentarsi, basterebbe un piccolissimo anti-spread per far da tranquillante e calmierare il mercato. Potrebbe però anche dirsi che il grado di sfiducia (o nell’Italia, o negli altri Piigs, o in chi li governa) è tale che considerazioni tecnico-finanziarie contano solamente in parte nei movimenti degli spread. Oppure che il disegno e l’allestimento della moneta unica sono il nocciolo del problema: ormai i mercati pensano che i Piigs cadranno come tanti birilli, contagiati l’uno dall’altro, e, quindi, meglio cercare di guadagnarci anziché rimetterci.
Yustin Lin e Volker Treichel trattano indirettamente (ed educatamente) questo ultimo punto. Analizzano “bolle speculative” - specialmente nell’immobiliare -, squilibri delle bilance dei pagamenti all’interno dell’eurozona, andamenti di spesa pubblica e di consumi privati. La conclusione: “l’euro ha esacerbato” le determinanti che hanno portato al pasticciaccio brutto. Come evitare che tutto salti e che nel botto ci si faccia molto male? Non mancano soluzioni tecnico-giuridiche. Una la tratteggia Hal Scott dell’Università di Harvard: i Piigs lascino, per il tempo che ci vuole, l’eurozona e tornino ai vecchi accordi europei sui cambi. L’alternativa politica è “più Europa”, una maggiore integrazione politica con effettivo trasferimento di sovranità a chi conta e paga. Come chiede Angela Merkel. (ilVelino/AGV)
Il primo esamina la “guerra degli spread”. Con un raffinato lavoro econometrico, giunge ad una conclusione che non può non piacere al governo di Mario Monti: gli spread si muovono molto di più di quanto sarebbe giustificato dal punto di vista tecnico-finanziario. Quindi, potrebbe argomentarsi, basterebbe un piccolissimo anti-spread per far da tranquillante e calmierare il mercato. Potrebbe però anche dirsi che il grado di sfiducia (o nell’Italia, o negli altri Piigs, o in chi li governa) è tale che considerazioni tecnico-finanziarie contano solamente in parte nei movimenti degli spread. Oppure che il disegno e l’allestimento della moneta unica sono il nocciolo del problema: ormai i mercati pensano che i Piigs cadranno come tanti birilli, contagiati l’uno dall’altro, e, quindi, meglio cercare di guadagnarci anziché rimetterci.
Yustin Lin e Volker Treichel trattano indirettamente (ed educatamente) questo ultimo punto. Analizzano “bolle speculative” - specialmente nell’immobiliare -, squilibri delle bilance dei pagamenti all’interno dell’eurozona, andamenti di spesa pubblica e di consumi privati. La conclusione: “l’euro ha esacerbato” le determinanti che hanno portato al pasticciaccio brutto. Come evitare che tutto salti e che nel botto ci si faccia molto male? Non mancano soluzioni tecnico-giuridiche. Una la tratteggia Hal Scott dell’Università di Harvard: i Piigs lascino, per il tempo che ci vuole, l’eurozona e tornino ai vecchi accordi europei sui cambi. L’alternativa politica è “più Europa”, una maggiore integrazione politica con effettivo trasferimento di sovranità a chi conta e paga. Come chiede Angela Merkel. (ilVelino/AGV)
(Giuseppe Pennisi) 18 Luglio 2012 13:20
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