LA "NOBILISSIMA VISIONE" DEL RAVENNA FESTIVAL
Edizione completa
Roma - Giunto alla
ventitreesima edizione, il Ravenna Festival si pone come il festival d’arte
scenica più importante dell’estate italiana. Dopo una doppia anteprima - il 27
aprile con Muti e la Chicago Symphony Orchestra ed il 16-17 maggio con Wayne
Marshall alla guida dell’Orchestra Giovanile Cherubini - la manifestazione si dipana
dal 9 giugno al 15 luglio con un tema specifico: la musica del monachesimo.
Avrà, poi, un’appendice in novembre quando in tre fine settimana verrà
presentata la "trilogia popolare" verdiana (Rigoletto, Trovatore,
Traviata) in anticipazione delle celebrazioni per l’anno in cui ricorrono il
bicentenario della nascita del compositore.
Per accentuare il carattere spirituale del Festival – dopo il "Lupus in Fabula", tema della manifestazione del 2012 - l’inaugurazione è stata tenuta il 9 giugno dal padre generale dei monaci camaldolesi, Alessandro Barban, che ha sottolineato come nei mille anni trascorsi dalla fondazione dell’eremo, la musica è sempre stata – come ama sottolineare Benedetto XVI – la forma d’arte che più avvicina all’Alto. Il programma musicale vero e proprio è cominciato con una rara esecuzione del ‘Vespro della Maria Vergine” di Orazio Tarditi. Non ha riguardato unicamente o prevalentemente la musica d’ispirazione cristiana; si è ascoltato il canto mistico sufi dell’Uzbeksitan, i riti cinesi danzati da Shen Wei, il barocco dell’Est europeo, le musiche di Istambul.
Ce ne occupiamo ora perché le ultime settimane sono quelle che raccolgono maggiori sorprese: una settimana di musica tibetana (da quella dei lama alla moderna live electronics), il jazz brasiliano dove elemento laico si fonde con quello mistico, la grande sinfonica russa eseguita dalla Filarmonica di San Pietroburgo guidata dalla bacchetta di Juri Temirkanov e soprattutto due rari atti unici di Hindemith (che la prossima stagione si vedrà al Teatro dell’Opera di Roma che co-produce lo spettacolo). Il tema delle claustrali solitudini, delle estatiche visioni tra mistici rapimenti e transe viene potentemente evocato dalla Sancta Susanna, opera in un atto di Paul Hindemith, di ambientazione claustrale, su testo del poeta August Stramm. Si tratta di uno degli spartiti più arcani e misteriosi del Novecento che ci parla in modo terribile di quel fragoroso silenzio di Dio che tanta parte ebbe nella mitologia nordica di cui l’Espressionismo tedesco è radicalmente impregnato. La regia della Sancta Susanna sarà firmata da Chiara Muti. Una nuova creazione di Micha van Hoecke su musiche composte tra il 1937 e il 1938 dallo stesso Hindemith (la Suite per orchestra dal balletto Nobilissima visione) e ispirate dalle Storie di San Francesco affrescate da Giotto nella Cappella Bardi della Basilica di Santa Croce a Firenze, aprirà questa intensa serata all’insegna di uno dei più grandi e meno conosciuti tra i musicisti del ‘900, conducendoci nel nucleo tematico del festival. In conclusione, come di consueto, un grande "concerto della fraternità" diretto da Muti. (ilVelino/AGV)
(Hans Sachs) 02 Luglio
2012 13:21
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