InScena
Dal Tirolo,
Lohengrin conquista anche Vienna
di Giuseppe
Pennisi
Il Festival
del Tirolo è diventato in pochi anni famoso per la vasta offerta, i bassi costi
di produzione e il 70% del bilancio coperto da sponsor e biglietteria.
Quest'anno è particolarmente importante il nuovo allestimento di Lohengrin di
Richard Wagner, lodato dalla stampa di Vienna come la migliore produzione del
lavoro negli ultimi 20 anni.
Probabilmente giungerà a Bolzano, Piacenza, Ferrara la prossima stagione
nell'ambito delle celebrazioni per il bicentenario dalla nascita del
compositore. La direzione musicale e la regia di Gustav Kuhn mettono in rilievo
l'intreccio di vari elementi in Lohengrin, ciascuno appartenente a un universo
musicale differente, benché legati da un continuo flusso orchestrale dove
dominano gli archi. Il contesto storico che vede l'unione dei popoli germanici
contro gli invasori ungheresi è reso da una musica marcatamente diatonica. Il
contrasto tra le varie religioni (cristianesimo e paganesimo) è denso di
anticipi cromatici e l'intreccio amoroso ricorda le grandi opere di Gaspare
Spontini del periodo prussiano. Più della metà dei giovani orchestrali è
italiana ed essi, unitamente al coro, danno un'ottima prova. Fra i solisti
prevalgono le due protagoniste femminili: Susanne Gebb (la purissima Elsa) e
Mona Somm (la perfida Ortruda, seguace della magia nera del paganesimo
teutonico). Ferdinand von Bothmer ha un buon timbro e ha retto bene il
difficilissimo terzo atto. Thomas Gazheli è efficace nella parte di Federico,
ossia il marito fellone di Ortruda. Di rilievo Andrea Silvestrelli nel ruolo
del Re. (riproduzione riservata)
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