lunedì 23 marzo 2009

UN MINIFESTIVAL SPONTANEO DI MUSICA CONTEMPORANEA Il Velino 23 marzo

A Roma è in corso in questi un mini-festival spontaneo di musica contemporanea. Metto l’accento sull’aggettivo “spontaneo” in quanto non credo che le varie istituzioni coinvolte si siano coordinate . Dal 20 al 31 marzo è in scena al Teatro Nazionale una nuova commissione della fondazione del Teatro dell’Opera di Roma (su cui incombe la minaccia del commissariamento per ragioni che nessuno comprende) - il “divertimento in due atti” di Luca Lombardi e Sandro Cappelletto “Il Re Nudo” ; all’Auditorium di Via della Conciliazione il 22 ed il 23 marzo, l’Orchestra Sinfonica della Fondazione Roma (Os-Fr) ha riproposto un capolavoro di Gianfrancesco Malipiero (“Pause dal Silenzio”) ; la sera del 23 marzo l’Accademia Filarmonica Romana offre fuori abbonamento nella Chiesa di Santa Maria del Popolo con un appuntamento dedicato alla musica contemporanea internazionale dal titolo “Cries of London”, ciitando così l’omonimo brano di Luciano Berio; il 26 marzo, a conclusione di un convegno internazionale, la musica contemporanea è a casa propria anche nella splendida Fondazione Scelti a Via San Teodoro 8, prospiciente il Foro. In breve un segno importante di vitalità in una città che – pochi lo sanno- nel 2009 offre tanta musica contemporanea quanto Berlino.

Veniamo alle varie proposte, di cui le prime due già assaporate dal vostro “chroniqueur£”. “Il Re Nudo” è tratto di un lavoro satirico di Evgenij Schwartz, ispirato a sua volta da tre fiabe di Hans Christian Anderson. Da un lato, prende in giro l’arroganza ceca del potere (e del Palazzo); dall’altro, la stupidità del “popolo bue” che segue potere (e Palazzo) sino a quando l’innocenza di un bambino apre loro gli occhi. I lavori per la scena di Lombardi sono molto rappresentati all’estero, specialmente in Germania. L’intenzione è chiaramente quella di fare uscire l’opera contemporanea dai circoli per pochi “addetti ai lavori” e portarla al grande pubblico senza giungere, da un lato, alla “rock opera-musical” o, dall’altro, a espressioni neo-veriste nazional-popolari tipo “La Zingara Guerriera” di Luigi Nicoli e Paolo Limiti (dopo il debutto al milanese Dal Verme in scena , in aprile, a Novara). Infatti, anche se il libretto è veloce e divertente e la partitura piena di ritmo (ed il personaggio principale tagliato su misura su un cantante di grande notorietà nella musica leggera solo da alcuni anni approdato in quella “colta”, Elio dell’ensemble “Elio e le storie tese”), la scrittura musicale e vocale è diretta ad un pubblico che ben conosce la storia del teatro in musica: densa di citazioni, è colma di ironia nei confronti dell’’”opera seria” (c’è anche un’aria di coloratura), del “belcanto”, del melodramma ottocentesco , del verismo. Ci sono echi dell’operetta viennese (il valzer) e della musica afro-cubana, giungendo pure ad una garbata presa in giro dei Platters. Spigliato e spesso con toni da chansonnier (come “Le Balcon” di Eötvös), la messa in scena viene valorizzata dalla regia , scene , costumi e movimenti mimici della “squadra” (Bertman, Lukjanova, Smirnov) che ha fatto diventare il teatro Helikon di Mosca una delle fucine di innovazione e di idee geniali a basso costo di produzione della scena lirica mondiale. Essenziale e funzionale l’impianto scenico unico (in stile Anni 70) ed i costumi (pure essi in stile Repubblica delle Banane quale nei film di 30 anni fa) . Di gran livello la recitazione. Nel cast spiccano, oltre ad Elio, Sonia Visentin e Danilo Formaggia. Paolo Coni ha un piccolo ruolo da “cammeo”. La “prima mondiale” ha avuto un buon successo. Si vedrà nelle repliche se l’intenzione di fondo viene apprezzata da un pubblico differente da quello degli appassionati di teatro in musica che non mancano una novità . Si parla di riprese a Bolzano, Brema, Mosca e forse qualche circuito nazionale.
Le due parti di Pause nel Silenzio (rispettivamente del 1918 e del 1927) di Malipiero sono state dirette magistralmente da Francesco La Vecchia alla guida della Os.Fr. Si tratta di composizioni sintetiche ma piene di pathos; espressioni sinfoniche – legate la prima alle sensazioni causate dalla grande guerra a l’allora giovane autor e la seconda all’intenzione di presentare la grande musica italiana contemporanea al pubblico internazionale (la prima esecuzione avvenne a Philadelphia) . E’ triste notare come in Italia su Malipiero si sia gettata una coltre di oblio (con l’accusa di essere apprezzato da Benito Mussolini e quindi fascista). Una delle sue opere più divertenti (“I Capricci di Callot” del 1940-41) è in repertorio e ne esiste un’ottima edizione discografica:”Il Re Nudo” ha più di un punto in contatto con questo splendido lavoro di 70 anni fa. Il pubblico ha accolto molto bene Pause nel Silenzio che diventerà un cd . Auguriamoci che la stessa sorte abbiamo Le Sette Canzoni: si può contare quasi esclusivamente su La Vecchia e sulla Os.Fr per farci godere di questo repertorio italiano volutamente obliato.
Il concerto del 23 è, ad ingresso libero. Viene realizzato in collaborazione con l’Accademia di Danimarca e la rassegna di Musica Contemporanea di ROMA MUSICA NUOVA nell’ambito del Progetto Calliope della Fondazione Musica per Roma. Si svolge in occasione del Symposium “Classical music and Modern classical music in Globalization and Consumer-Society” che si svolgerà in quei giorni a Roma presso l’istituto danese. Il concerto presenta brani di rara esecuzione nella scena musicale italiana. La prima parte comprende tre brani di argomento sacro. Sarah was ninety years old, composto da Arvo Pärt nel 1977 e da lui stesso revisionato nel 1990 si basa sulle parti 1617,18 e 21 della Genesi ed ha una struttura in 7 parti per un organico veramente insolito (soprano, 2 tenori, organo e percussioni) utilizzato sempre a gruppi separati (percussione sola, 2 tenori, soprano e organo) seguendo una scansione di un vero e proprio rituale sonoro. I due brani di Josquin des Prés che seguono, Domine, exaudi ora-tionem meam (prima parte) ed il Kyrie dalla Missa de Beata Virgine, sono stati inseriti, oltre che per il loro fascino contrappuntistico, per la funzione di preghiera assembleare che esprimono di contrasto all’asciuttezza mistica del precedente brano di Arvo Pärt.
Nella seconda parte, due composizioni profane straordinariamente ricche di un profondo senso della drammaturgia musicale. Il Cyprianus di Bent Sørensen del 1982 che racchiude, nell’uso molto originale della vocalità, tutto il senso di mistero e di evocazione del testo (una raccolta di sortilegi dei primi del ‘600 molto conosciuto nella tradizione popolare nordeuropea). Una novità ed un’occasione per far conoscere al pubblico italiano uno dei più originali compositori europei diventato ormai da molti anni uno degli autori di spicco pubblicati dall’etichetta ECM. Cries of London di Luciano Berio, del 1976,dà il titolo alla serata ed è, insieme ad Aronne, uno dei suoi lavori più rappresentativi per ensemble vocale resi famosi dalle interpretazioni che ne fecero gli Swingle Singers. I testi dei 7 brani sono un raccolta di “grida” molto popolari dei venditori di un mercato della vecchia Londra. Corriamo a Santa Maria del Popolo.

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