IL LAZIO E L’EXPORT, SCOMMESSA VINCENTE
Si può evitare al Lazio il tracollo dell’export che, secondo i dati pubblicati dall’Istat il 19 marzo, sta interessando tutta la Penisola? Probabilmente sì. Se sapremo “fare sistema” ed utilizzare bene gli strumenti esistenti, inclusi quelli appena creati.
In primo luogo, ci vorranno alcune settimane prima che l’Istat pubblichi i dati disaggregati per regione (oltre che per ramo merceologico). Tuttavia, il quadro generale non è positivo: in gennaio 2009 ( rispetto al gennaio 2008) l’export del Paese è diminuito del 25,8% e l’import del 24,1% : l’aspetto più importante non è il saldo commerciale negativo (sottolineato dai maggiori quotidiani economici) ma il segno che è cominciato un processo di deglobalizzazione , molto minaccioso per l’Italia in generale e per il Lazio in particolare – in quanto, come documentato da Il Tempo più volte nei mesi scorsi, l’export è stato il volano della crescita della regione negli ultimi cinque anni. Le statistiche disaggregate dell’ultimo trimestre 2008 (le più recenti disponibili) dimostrano che le esportazioni (ancora più dello “zoccolo duro” di pubblico impiego) sono state la paratia che ha protetto la regione anche nella prima fase della crisi finanziaria ed economica internazionale. Nonostante un arretramento dell’export su base nazionale, il Lazio è una delle poche regioni che ha segnato un incremento delle proprie esportazioni (3,1%) negli ultimi tre mesi dell’anno scorso – il più alto dopo il 6,5% riportato dalla Liguria (anche se più che dimezzato rispetto al 7,7% registrato nell’ultimo trimestre del 2007. A livello provinciale , molto bene l’andamento dell’export di Roma e Latina. Preoccupante quello di Rieti e, soprattutto, la retromarcia del chimico-farmaceutico che negli ultimi anni è stato uno dei motori dell’esportazioni della regione. Inquietanti, poi, le stime del modello econometrico di Prometeia secondo cui nell’anno in corso le esportazione dal Lazio riporterebbero una contrazione dello 6,8% superiore a quella stimata a livello nazionale a prezzi costanti (-0,1%), che preconizza una forte ripresa dal secondo trimestre.
Cosa è auspicabile e fattibile in tale contesto? In primo luogo, tutti i soggetti interessati devono fare il possibile per facilitare il credito all’export: Il Tempo ha sottolineato come si tratti della tipologia di credito che presenta meno rischi, gli istituti non mancano di liquidità ed esistono forme di assicurazione con una rete di sicurezza pubblica. In secondo luogo, occorre orientare verso le imprese esportatrici (specialmente le medie imprese) il Fondo di garanzia per le Pmi di cui è stata recentemente aumentata la dotazione. Questi strumenti, se ben utilizzati, possono essere risolutivi. Quando meno ad impedire che il Lazio soffra troppo dalla crisi mondiale.
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