La stampa quotidiana italiana, anche quella finanziaria, non ha dato notizia della decisione del Gruope Eurotunnel di distribuire un dividendo agli azionisti, per la prima volta dall’istituzione della società nel 1987. Oppure la ha relegata tra le “brevi” senza neanche una parola di commento. Silenzio quasi completo pure da parte delle televisioni, sia generaliste sia finanziarie. Oppure ancora una conferma di quanto afferma Eric Alterman (noto columnist americano) sia in un brillante articolo su “The Atlantic Monthly” sia nel suo blog (www.thenation.com/blog/altercation) secondo cui gran parte dei giornalisti, inseguendo il più futile dell’effimero, hanno smesso di fare il loro mestiere, con l’esito che lettori ed inserzionisti prendono le distanze dalla stampa scritta?
Nel “diario di crisi” settimanale del nostro “orientamento quotidiano” analizziamo la notizia al fine di vedere cosa significa nel contesto della crisi finanziaria ed economica in atto: ci aiuta o non ci aiuta a comprendere meglio a che punto siamo? ci fa scorgere (scuciate il bisticcio di parole) la luce alla fine del tunnel? ci dice che pur in tempi bui per la grande maggioranza c’è qualcuno che sorride, o se è un dettaglio del tutto irrilevante (che i giornalisti hanno fatto bene ad ignorare o quasi)?
In primo luogo, riassumiamo i fatti. L’Eurotunnel nasce alla fine degli Anni 80 in piena espansione mondiale – era terminata la “congiuntura difficile” del 1980-83 e non si affacciava ancora il rallentamento dell’economia, soprattutto europea, iniziato nel 1992. Ciò nonostante, sin dall’inizio l’azienda, quotata sulle maggiori piazze mondiali, è stata travagliata da problemi di ogni genere: stime eccessivamente ottimistiche dei ricavi, leva finanziaria pesantissima, competizione da compagnie aeree low cost. Nel 2006, la SpA portò i libri in tribunale (a Parigi). Mentre stava per iniziare una complicata procedura fallimentare (vendita di rami d’azienda, liquidazione di attività) venne raggiunto un accordo con i creditori che accettarono obbligazioni convertibili, warrants ed in alcuni casi partecipazione al capitale di rischio. Il “sindacato” degli azionisti iniziali accettò di finire in minoranza poiché, ove non lo avessero fatto, c’era il pericolo che la complicata vertenza avrebbe interessato pure la magistratura penale. Cambiò il management e l’azienda venne ristrutturata. Quando la situazione iniziava a migliorare un incendio, lo scorso settembre, non causò, fortunatamente, perdite di vite umane (ma intossicazioni) e la chiusura di una delle condotte dando un duro colpo al traffico merci (la condotta è stata riaperta l’11 febbraio, ossia appena un mese fa). Molti analisti pensarono che per il Groupe Eurotunnel l’incendio sarebbe stato il colpo fatale. Invece, le perdite finanziarie (circa 200 milioni di euro) saranno in gran misura coperte dalle assicurazioni. Nel contempo, il movimento passeggeri ha segnato un forte aumento: da 8,3 milioni nel 2007 a 9,1 milioni nel 2008. Il consuntivo, presentato il 4 marzo, espone un utile netto di 40 milioni di euro; indi, la devoluzione di una parte agli azionisti sotto forma di dividendi.
Dato il ruolo delle grandi infrastrutture nel futuro dell’Europa sarebbe errato considerare la notizia o di scarsa importanza: ricordiamo che l’Eurotunnel è stato uno dei progetti centrali della prima Amministrazione Thatcher. Le sue vicissitudini contengono anche importanti lezioni (tutte, però, ancora da ricavare) per il Ponte sullo Stretto di Messina che l’Italia si accinge a costruire,
La notizia della distribuzione del dividendo può essere un indicatore che si comincia a vedere una via d’uscita alla crisi finanziaria? Lo hanno scritto alcuni commentatori francesi. Troppo frettolosamente. Sia per ragioni strettamente aziendali sia per aspetti più profondi di analisi economica. Relativamente semplici le prime: l’Amministratore Delegato della SpA, Jacques Gounon, ha sottolineato che la distribuzione di dividendi rappresenta “la fine dell’incertezza finanziaria” per Eurotunnel, ma ha anche precisato che non è un’anticipazione di una distribuzione analoga nel 2009. Molto dipenderà sia da elementi aziendali sia dal contesto economico mondiale.
Più interessante esaminare la notizia con la strumentazione economica dell’”economia dell’incertezza” (quale formalizzata, ad esempio, nel libro capitale di Avinash Dixit e Robert Pindyck “Investment under Uncertainty”, Princeton University Press 1994). Utilizzando quella che gli economisti chiamano “teoria delle opzioni reali”, un investimento “irreversibile” in un contesto d’incertezza (proprio come il caso dell’”Eurotunnel”) riesce a catturare, per così dire, il meglio della propria potenzialità in situazione di forte incertezza se si riescono a sfruttare le “opzioni call” positive. Attenzione: lo si era già in tempi non sospetti- alla 27sima Conferenza Europea dei Trasporti, tenuta a Cambridge nel 1999 , i cui aspetti relativamente specificatamente a “Eurotunnel” sono riassunti a pp. 343-346 di G.Pennisi e G.P. Scandizzo “Valutare l’Incertezza”, Giappichelli 2003. Con queste lenti, i dividendi dell’”Eurotunnel” suggeriscono che siamo proprio di fronte a quelle che Keynes chiamava la “dark faces of uncertainty”. Ma anche che abbiamo gli attrezzi per tirarcene fuori.
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