sabato 20 settembre 2008

IL VECCHIO SINDACATO PUNISCE SOLO I LAVORATORI Il Tempo 19 settembre

Quindi, la vicenda Alitalia si chiude nel modo più brutto: il leader dell’Uil Luigi Angeletti ha parlato di “catastrofe sindacale-sociale”; il leader della Cisl ha detto che “per responsabilità di pochi pagheranno in molti”; il Presidente e Amministratore Delegato di AirFrance-Klm , Jean Cyrill Spinetta (un socialista di profondo radicamento cattolico) ha indicato, in conversazioni private, che dopo l’ultimo tentativo di strappare ciò che non c’è (in un’azienda che da anni perde oltre un milione di euro al giorno), è difficile,ove non impossibile, trovare imprenditori che vogliano rischiare il proprio con un equipaggio dalla visione così miopie.
Quali le prospettive? E quali le conseguenze? Occorre distinguere le prime , attinenti a quali potrebbero essere i prossimi passi del Commissario Augusto Fantozzi e quali le reazioni degli altri soggetti economici, dalle seconde, che riguardano gli effetti su famiglie, imprese e territorio.
La prospettiva più probabile è l’attuazione di una normale procedura di liquidazione: Dato che non si è in un caso di sospensione temporanea d’attività, è difficile trovare una base giuridica per porre i lavoratori in cassa integrazione ( che per di più sarebbe interamente a carico dei contribuenti. Molto più verosimile un’asta dell’azienda o di alcuni sui rami e la messa in disoccupazione e mobilità dei suoi dipendenti (con trattamenti marcatamente inferiori a quelli della cassa integrazione).
L’implicazione è una pesante caduta di reddito nell’area (il Lazio e soprattutto Roma e dintorni, specialmente Acilia, Ostia e Fiumicino) dove sono concentrati i dipendenti (circa 10.000). Un’inchiesta de “Il Sole-24 Ore”, pubblicata il 17 settembre, stima che nell’indotto laziale i posti a rischio (nella capitale e nelle sue vicinanze) sono 3000. E’ una stima giornalistica basata principalmente sui tavoli di contrattazione per alcune imprese dell’indotto e su dati della Federlazio e sull’ipotesi che gli “esuberi” ricevano il trattamento di cassa integrazione. A mio avviso, si tratta di una stima che erra per difetto. In primo luogo, non ci sarà un numero relativamente controllabile d’esuberi (circa 2000 in Roma e dintorni) ma la dismissione graduale dell’intero personale. In secondo luogo, la perdita di reddito per ciascuna famiglia sarà molto più forte (dall’80% al 40%, mediamente, dell’ultimo stipendio) con inevitabile tracollo di consumi in alcune aree. Per una stima con un minimo d’accuratezza si dovrebbe disporre di una matrice regionale di contabilità sociale e di un modello computabile di equilibrio economico – strumenti di cui la Regione Lazio non si è mai dotata (a differenza della Toscana, dell’Emilia-Romagna e della stessa Regione Siciliana). Utilizzando parametri ricavati da quei modelli (in termini di moltiplicatore degli effetti, negativi), si arriva a circa 5-6.000 uomini e donne nell’indotto che perderebbero il lavoro (oltre ai dipendenti Alitalia) a causa delle posizione oltranziste di alcune sigle e di coloro (Cgil, PD, sinistra radicale) che hanno soffiato sul fuoco. Sono stime, ripeto, approssimative. Sarebbe auspicabile che l’Istat o le maggiori università romane ne producano di più consistenti sotto il profilo dei dati e della metodologia.
Gli interrogativi principali sono a) come cercare di evitare che la crisi locale diventi ancora più grave (anche perché avviene al momento di una crisi internazionale) e b) come ed in che tempi uscirne. Le risposte alle due domande dipendono in gran misura da come andrà la procedura di liquidazione. Per quanto riguarda gli effetti diretti (i lavoratori Alitalia e le loro famiglie) tracolli d’altre compagnie aeree hanno mostrato che sulle ceneri di quella che fallisce o ne nascono nuove o compagnie competitive ne acuiscono le attività (aerei, slots). Non è impensabile che si rifaccia vivo il gruppo AirFrance-Klm prendersi con un forte sconto (e ringraziando gli irriducibili del sindacato) parte delle attività che non è riuscito ad incorporare nove mesi fa. Oppure che parte degli investitori che avrebbero dato vita alla Cai creino una compagnia di piccolo e medio raggio. Anche per gli ex-lavoratori si tratterà di una partita nuova, con condizioni in linea con il mercato. E con datori di lavoro pronti a scegliere con oculatezza nella vasta offerta disponibile. Nell’indotto, le chances migliori sono quelle dei fornitori specializzati che serviranno a Fiumicino chi prenderà il posto di Alitalia.

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