Il belcanto torna in scena Di Giuseppe Pennisi Musica Da Roma a Palermo il genere settecentesco ritrova consenso dopo un lungo oblioNe I Puritani Haider coglie malinconia e luce della melodia belliniana Nessuno avrebbe immaginato che nella Sala Petrassi del Parco della Musica a Roma il concerto di Mariella Devia, accompagnata da Rosetta Cucchi al pianoforte con Scene da Prima Donna, basato su arie di Rossini, Bellini e Donizetti sarebbe stato accolto da ovazioni. Qualcosa di analogo è accaduto al concerto con cui si è aperto il festival del belcanto che terminerà, nella capitale, con due esecuzioni, in forma di concerto, di Norma di Vincenzo Bellini previste per stasera e per il 29 settembre.
In parallelo, a Palermo viene messa in scena I Puritani, opera in cui, secondo il musicologo Friederich Lippmam, «la melodia belliniana rifulge in tutto il suo splendore, nella sua ricchezza di sfumature». Raramente rappresentata, proprio per le difficoltà vocali che presenta, come le acrobazie del soprano nella scena della pazzia, i do acuti e i re maggiore del tenore, il nuovo allestimento palermitano sarà a Bologna il febbraio prossimo, a Cagliari in primavera, al Festival di Sanvonlinna in Finlandia in luglio e successivamente a Tokyo. Si tratta di un vero esempio di quell'«esportar cantando» made in Italy promosso parallelamente da Sandro Bondi al Collegio Romano e da Adolfo Urso a Viale Boston (Commercio con l'Estero). Nel contempo un'altra nuova produzione de I Puritani prende il via a Bergamo in ottobre per approdare a Sassari e in altre città. In parallelo, sempre in ottobre, un'altra opera belcantistica, La sonnambula, è a Cagliari, mentre a Bergamo è stata appena messa in scena una delle prove più belcantistiche di Gaetano Donizetti, La favorite. Un rientro, quindi, in grande stile per il belcanto dopo una lunga fase in cui, con l'eccezione di pochi titoli, sembrava apparire di rado nei teatri e interessare specialmente il pubblico anziano.
Questo genere premia la vocalità e utilizza orchestra e orchestrazione a supporto della voce. «Spesso», scrive il musicologo H.C. Robbins Laddon, «l'orchestrazione finisce per essere trascurata, come indicano, per esempio, errori nella scrittura per timpani nella stessa Norma che avrebbero spaventato i sensibili orecchi di Haydn e di Mozart». Il belcanto si può far risalire all'inizio del Settecento e si può trovare in Italia fino al melodramma verdiano, mentre nel resto d'Europa venne spazzato via dalla rivoluzione di Wolfgang A. Mozart. In una visione più restrittiva, quale quella accolta dal festival romano, lo si accosta all'inizio dell'Ottocento, alla fine delle esperienze neo-classiche e all'inizio del romanticismo. I Puritani, ultima opera di Bellini e apoteosi del belcanto, è basata su un libretto del Conte Carlo Pepoli e su un'orchestrazione curata con attenzione speciale. È caratterizzata da poche arie, brevi recitativi e numerosi numeri d'insieme (duetti, terzetti, quartetti che si sciolgono in concertati con coro) ed è piena di melanconia,, di anima e tale da appassionare dopo circa 200 anni così come accadde nel 1835. L'allestimento palermitano è stato chiaramente pensato da Pier'Alli per viaggiare e per essere adattato a palcoscenici di differenti dimensioni. L'opera è a imbuto: un'ora e mezzo per il primo atto, tre quarti d'ora per il secondo e mezz'ora per il terzo. Nei primi due atti domina il grigio; accompagna amori, intrighi, tradimenti e follia. Nel terzo, dove con un colpo di scena inatteso giunge il lieto fine, dominano il verde e l'azzurro. La concertazione di Friederich Haider, dilatata e non enfatica, coglie l'atmosfera melanconica. La protagonista, la giovanissima Désirée Mancatore, già da diversi anni sulla scena internazionale, è palermitana. Il pubblico le concede quindi più applausi a scena aperta di quelli che le attribuirebbe il critico. Ottimi il registro, la tessitura, il fraseggio e la sparata dei do di José Bros nella prima parte, ma una stecca nel duetto del terzo atto lo costringe a rifugiarsi nel falsetto, scontentando il pubblico. Carlo Colombara conferma di essere un basso di coloratura di livello. Marco De Felice di essere un baritono di cui si parlerà nei prossimi anni. Buoni gli altri, specialmente il coro guidato da Miguel Fabián Martínez.
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