L’autunno musicale non è solamente caratterizzato da kermesse come il MiTo (230 eventi – dal barocco al jazz, dalle sinfonie romantiche alla contemporaneità più sfrenata, dal country all’opera lirica) ma anche da sagre musicali che, tradizionalmente, si svolgono in due delle aree d’Italia: più “rouge” (secondo la definizione della sociologa francese Dominque Schnapper) la Romagna solatìa e la verde l’Umbria. Nei secoli scorsi, agli estremi lembi dello Stato Pontificio, la prima era caratterizzata da sentimenti repubblicani ed anarchici e la seconda da una componente laico-massone in vari strati della società. In parte, a ragione di questo percorso storico sono terre diventate, nel secondo dopoguerra, fertili al pensiero “rosso”. In Umbria, ciò è stato contemperato dal fatto d’essere anche la terra di San Francesco, con una tradizione di spiritualità, dunque, per circa 800 anni. Per questa ragione, la Sagra Musicale Umbra, giunta alla 63sima edizione (12-26 settembre) è sempre stata sempre dedicata alla musica dello spirito. Non è questa la consuetudine della Sagra Musicala Maletestiana giunta a Rimini alla 59sima edizione (dal 31 agosto al 9 ottobre); normalmente, una serie di concerti di spessore senza un tema specifico. In questo autunno 2008, non solamente le due manifestazioni convergono nell’offrire musica rivolta all’Alto, anche se non necessariamente “sacra” nel senso assunto dal termine. Guardano all’Alto sotto un profilo particolare: quello dell’esule che vi giunge attraverso il dubbio.
I cartelloni delle due manifestazioni sono sui rispettivi siti (www.perugiamusicaclassica.it, www.sagramusicalemaletestiana.it) Il programma della Sagra Musicale Umbra ha Dante come riferimento tematico. La Sagra Malatestiana (in gran parte dedicata alla musica della Russia come “limite estremo della facoltà di comprender”, secondo la definizione della poetessa Marina Cvetaeva) ha come evento più atteso la prima esecuzione in forma scenica (il 19-21 settembre) di “Water Passion, after St.Matthews” del più noto compositore cinese vivente, Tan Dum e con le scene e regia di Denis Krief.
Dove è il nesso tra la musica ispirata a Dante (dal canto devozionale umbro, a Vivaldi,a Beethoven, a Liszt, a Sciarrino , alla vera e propria “chicca” di film muti del 1910 o giù di lì appena restaurati dalla Filmoteca Vaticana) e la musica degli elementi (principalmente acqua sbattuta ed accarezzata con varie pale di carta, nonché live electronics, violoncello, volino, soprano, basso e coro) in cui Tan Dum rappresenta, in quadri compiuti, il Vangelo Secondo Matteo dal Battesimo alla Resurrezione?
Alcuni lavori importanti usciti di recente su Dante non solo in Italia (Fabio Di Giannatale “L’esule tra gli esuli”) ma anche in Germania e negli Usa (Karheinz Stierle “Das grosse Meer des Sinns”, Winthrop Wetherbee “The Ancient Flame. Dante and the Poets, Albert Russel Ascoli “Dante and the Making of a Modern Authority) sostengono, con argomentazioni differenti ma convergenti, che la “modernità” - anzi “l’attualità”- del poeta sta nel dubbio insisto in ogni episodio della “Commedia”: è un esule che interroga i suoi interlocutori per capire e giungere, tramite la via del dubbio, alla verità. Pure Tan Dum è un esule (ma il Governo della Repubblica Popolare Cinese ha chiesto i suoi servigi per il supporto musicale alle recenti olimpiadi). Da bambino aveva appreso i rudimenti della musica degli elementi dallo “shimao”, leader religioso di villaggio,: nei riti utilizzava, come accompagnamento, musica eseguita con pietre ed acqua. Da adolescente conosce i campi di lavoro della rivoluzione culturale. Scappa grazie al naufragio di una compagnia d’opera che lo prende come mozzo e conosciutone la propensione per la musica, lo fa studiare al conservatorio di Pechino. Nel 1985, approda, come borsista nella Grande Mela - a Columbia University dove lavora con Chuo Wen-chung, collaboratore di Edgard Varèse. Scopre la sperimentazione e la live electronics con Philip Glass, John Cage, Meredith Monk, Stev Reich. Fonde le lezioni dello “shimao” con la musica classica occidentale e lo sperimentalismo. Ottiene il Premio Oscar per musica da film (“La Tigre ed il Dragone”), compone, su commissione del “Metropolitan”, “The Fist Emperor” lanciata la scorsa stagione con Placido Domingo come protagonista (la prossima sarà in vari teatri europei). Nella “Water Passion, after St. Matthews” riversa, con richiami naturalmente a Bach, il suo percorso di esule alla ricerca dell’Alto. Quindi, colmo d’interrogativi. Gli esuli dubbiosi non devono mancarla.
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