martedì 9 settembre 2008

ALITALIA. GLI INTERESSI DEI SINDACATI NON SONO QUELLI DEI LAVORATORI, L'Occidentale 9 settembre

La trattativa per il futuro dell’aeronautica civile italiana (il doppio salvataggio d’Alitalia e d’AirOne attuato da un gruppo di “capitalisti coraggiosi” e dai contribuenti) è giunta al punto cruciale: tra oggi martedì 9 settembre (San Sergio) e giovedì 11 settembre (Sant’Emiliano) si dovrà verificare se il negoziato con le sigle sindacali che rappresentano piloti, hostess e stewart ha una chance di riuscita o se l’operazione faticosamente messa in moto in questi ultimi mesi si avvia ad uno scacco – le cui unica via d’uscita è una procedura fallimentare.
Essenziale fornire ai lettori gli sviluppi della giornata dell’otto settembre. In via Flavia l’amministratore delegato di Compagnia aerea italiana (Cai), Rocco, Sabelli, ha illustrato alle nove sigle la piattaforma ed i suoi punti centrali: relazioni industriali, competitività, flessibilità e costi. Il confronto è stato aspro: Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl hanno detto “no” alla proposta di rinnovo contrattuale per i piloti e gli assistenti di volo. L’impianto proposto dalla Cai) è fortemente basato sulla produttività e sulla meritocrazia. Il personale e gli aerei verrebbero spostati dove servono, le retribuzioni sarebbero collegate a quanto si lavora e si potrebbe avanzare nella carriera per merito invece che per anzianità (la prassi nell’Alitalia-che-fu). Il personale, inoltre, dovrebbe raggiungere il posto di lavoro con mezzi propri. “Assolutamente irricevibile”: questa la risposta dei cinque sindacati. Il presidente di Avia, Antonio Divietri, parla di “ipotesi contrattuale sbagliata e ideologica” mentre secondo il numero uno di Unione Piloti, “i piloti ne uscirebbero massacrati”. “Uil tavolo è a rischio”, fa eco il presidente di Anpav, Massimo Muccioli. Fuori dal ministero protesta un centinaio di lavoratori al grido di “meglio Air France o portare i libri in tribunale, non bisogna firmare”. Tuttavia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, continua a professarsi ottimista: “Sono convinto – dichiara a margine di un convegno organizzato dalla fondazione Magna Carta – che ci siano tutte le condizioni per poter arrivare ad una conclusione positiva anche per quanto riguarda il nuovo sistema di relazioni industriali e di modello contrattuale interno all'azienda. Occorre solo pazienza e reciproco ascolto – aggiunge il ministro - e il governo è pronto a svolgere la sua funzione di mediazione”.

Su “L’Occidentale” del 2 settembre ha delineato la doppia trattativa (con i sindacati e con l’Ue) in termini di teoria dei giochi, specificando come al tavolo sindacale la strategia del Governo e della Cai dovesse essere quella del “maximin”, ossia massimizzare il “benessere” (nuove possibilità di occupazione) dei “più deboli” (coloro nella fasce basse di reddito e di consumo e con maggiore probabilità di restare senza lavoro per periodi molto lungo). Al “maximin”, Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl hanno risposto, invece, con quello che pare essere un “Win, Win” (vinci comunque) a favore dei più forti (in termini di reddito e consumi) . Sottolineo “pare” in quanto di fronte alle prospettive di un fallimento della trattativa è meglio pensare che “la non ricevibilità” sia stata unicamente una mossa negoziale per ottenere qualche piccolo vantaggio tra oggi, domani e dopodomani. In effetti, probabilmente Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl non hanno piena consapevolezza di come il contesto sia mutato: dovrebbero leggere il saggio di Harold Pitts "Labor Union Bargaining: Trends in a Global Economy" pubblicato all’inizio dell’anno sullo The Icfai Journal of Employment Law per toccare con mano come, ormai in tutto il mondo, le pulsioni e le pressioni corporative di gruppi categoriali hanno perso peso all’interno delle stesse confederazioni il cui compito è di vegliare all’interesse di tutti i lavoratori , specialmente “dei più deboli”. I tempi dei cambiamento sono molto veloci: solo pochi anni fa i piloti Alitalia erano in grado di fare saltare la riforma dei fondi pensione ottenendo, a carico dei contribuenti, maxi-liquidazioni (davvero da favola) per siglare un accordi sui pensionamenti. Questa mattina, la leadership li ha già, giornalisticamente parlando, scaricati. E’ probabile che entro metà mattinata giunga una sconfessione analoga dall’Uil. La Cgil resterà con il cerino accesso: essere forte con i fori a difesa dei deboli o ergersi a sostegno delle corporazioni. Gli atteggiamenti pilateschi non pagano più: fanno perdere consenso su tutti i fronti. Quindi a Corso d’Italia scegliere non solo conviene: è una necessità.

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