Le statistiche di Dealogic sono comunque rassicuranti. Nonostante la crisi del credito, nel 2007 non ci sono segni di flessione di fusioni ed acquisizioni. Nel secondo trimestre del 2007, proprio mentre i mercati Usa cominciavano ad essere colpiti dalla tempesta del subprime, le operazioni di M & A hanno toccato un record mondiale. Ma cosa ancora più signicatia, nei trimestri successivi hanno mantenuto livelli superiori a quelli degli stessi periodi nel 2005 e del 2006. E’ vero che è diminuita la percentuale di buy-outs effettuati dai fondi di private equity e che, secondo un’analisi del servizio studi della Deutsche Bank, proprio essi hanno rappresentato il sale dei listini azionari nei momenti di maggiore euforia. Del resto è stato stimato che un aumento degli investimenti in private equity pari allo 0,1% del pil è associato ad un incremento della crescita economica reale stimabile tra 0,2% e 0,8% sempre del pil.
Ma ciò non vuol dire che una riduzione della ruolo del private nell’M & A abbia effetti negativi sulla qualità delle operazioni in termini di governance aziendale, efficienza, produttività e competitiva.
Uno studio empirico della Università di Houston esamina operazioni di M & A attuate negli Usa da 364 imprese con casa madre all’estero (quindi, tecnicamente straniere) ma quotate sul mercato americano nel 1990-2004, un periodo dominato da acquirenti M & A
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