mercoledì 16 gennaio 2008

LA RIFORMA DELLE AUTHORITIES SI E’ ARENATA IN PARLAMENTO

L’accordo sui principi della riforma del sistema elettorale dovrebbe essere dietro l’angolo (anche se soprattutto in questo campo l’esperienza insegna che il diavolo è nei dettagli). E’ da augurarsi che, diminuita l’attenzione sui meccanismi elettorali, e realizzata (in gran misura) la contro-riforma della previdenza ed il riassetto del welfare, ritorni tra gli elementi centrali del dibattito politico quella che varrebbe la pena chiamare “la riforma disparicida”. Era al centro delle polemiche, ed all’attenzione della stampa d’informazione (non solo di quella economica), proprio nel gennaio scorso ma cui adesso si fa fatica anche a trovarne traccia sulle specifiche dell’iter parlamentare. Mi riferisco a quella colloquialmente chiamata “la riforma delle authorities”. All’inizio di febbraio 2007 il Consiglio dei Ministri ha varato il disegno di legge “disposizioni in materia di regolazione e vigilanza sui mercati e di funzionamento delle Autorità indipendenti preposte ai medesimi”, lo ha trasmesso al Senato il 5 marzo 2007. E’ da allora, minuziosamente (e lentamente), all’esame delle Commissioni (a quel che se ne sa; due ore di ricerca sul sito del Senato non hanno permesso di comprendere a che punto tale esame sia arrivato).
In 22 articoli, il ddl aveva l’obiettivo di colmare vuoti di regolazione (principalmente nel campo di servizi a rete), di semplificare l’architettura specialmente in materia di regolamentazione e vigilanza finanziaria, di adeguare ordinamenti, numero dei componenti e metodi di nomina. Veniva ritenuto (un anno fa) così urgente che conteneva norme per consentire “l’immediata operatività della riorganizzazione). Non che il ddl fosse oro colato; molti sui aspetti sono stati criticati su ItaliaOggi e su altre testate (anche scientifiche) da esperti di rango. Tuttavia, un dibattito politico (e parlamentare) era quanto mai tempestivo. Non soltanto siamo uno dei pochi Paesi Ocse ad avere una geografia così variegata delle autorità di regolazione e di vigilanza, ma anche nella legislatura precedente si era lavorato a lungo per una riforma organica, peraltro mai conclusa. In attesa di tale riordino (si guardi il pur benevolo rapporto Ocse “Italia- assicurare la qualità della regolazione a tutti i livelli di governo), autorità grandi e piccole a livello regionale (ed in molti case comunale) si stanno accavallando su quelle nazionali ed europee. Secondo alcune stime (approssimate per difetto) il solo costo alle imprese di fornire informazioni alla selva delle autorithies è almeno 40 miliardi euro l’anno. A tale costo non corrisponde efficienza ed efficacia, nonché vera tutela dei mercati e di chi vi opera.
Negli ultimi mesi, le tensioni sui mercati finanziari e le difficoltà del decollo della previdenza complementare hanno mostrato a tutto tondo come la debolezza del sistema di regolazione e di vigilanza possa fare correre a tutti più rischi del dovuto. Non è questa un’occasione per fare uscire la proposta di riforma dal dimenticatoio e porla tra gli elementi centrali di confronto politico?

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