giovedì 3 gennaio 2008

IL 2007 E’ STATO L’ ANNO DELLE PRIVATIZZAZIONI MANCATE

Il 2007, appena concluso, sarebbe dovuto essere l’anno delle privatizzazioni. Lo annunciò Romano Prodi il 6 dicembre 2006 mentre si davano gli ultimi ritocchi, alla maxi-finanziaria di 40 mila miliardi circa (15 per mettere in ordine i conti pubblici e 25 per trasferire risorse) e di decine di nuovi adempimenti tributari. Dopo i sacrifici (la stangata) ci sarebbe stata la svolta: una politica di crescita il cui architrave sarebbero state la privatizzazione. Contemporaneamente, veniva annunciata la privatizzazione, tramite asta, dell’Alitalia (entro marzo 2007) e la liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali (nel corso dell’anno che sta per terminare). Sarebbero state la madre ed il padre delle altre privatizzazioni (Rai, Poste, Enel, Eni, enti di varia natura).
Sappiamo come è andata. La madre ed il padre hanno marcato visita: la privatizzazione dell’Alitalia (ora a trattativa privata; una vera asta non è mai stata lanciata) è rinviata, più presto, alla primavera del 2008 appena iniziato (lo impone il pericolo di dover portare i libri in tribunale) , la privatizzazione dei servizi pubblici locali è rinviata “sine die”. I dossier sulle privatizzazioni di Rai, Poste, Enel ed Eni sono rimasti nei cassetti dove erano stati lasciati dalla precedente legislatura. I tentativi di liberalizzazione a livello locale (mercato dei taxi, ad esempio) non hanno avuto esiti concreti di rilievo.
Quali le determinanti? La pausa nel processo di privatizzazione nel 2001-2003 venne spiegata da due determinanti: la restrizione di liquidità a ragione della crisi dell’azionario dopo l’attentato alle Torri Gemelle e la necessità di mettere a punto correttivi dopo denazionalizzazioni a volte frettolose dell’ultimo scorcio degli Anni 90. Adesso, la liquidità mondiale è abbondante (la credit crunch riguarda settori ed aree molto specifiche) e c’è stato tutto il tempo per trarre lezioni dalle privatizzazioni dell’ultimo scorcio del XX secolo. Non ci sono, quindi, vincoli finanziari o tecnico-giuridici alla strategia di crescita ancorata alle privatizzazioni enunciata ed annunciata da Prodi il 6 dicembre 2006.
Manca, però, quella che un tempo si chiamava la volontà politica. L’asta di ciò che resta di Alitalia e la normativa quadro per privatizzare i servizi pubblici locali sono state bloccate da parte dello schieramento di governo, pure all’interno del PD, per il quale la ragione sociale di Alitalia (e di Rai, Poste, Enel, Eni) e dei servizi pubblici locali ha poco a che vedere con le esigenze di cittadini e di imprese: sono visti come ammortizzatori sociali dei propri dipendenti. Un volume appena pubblicato dalla Bce avverte che di questo passo il potenziale di crescita dell’Italia resta all’1,3% l’anno, rispetto all’1,5% del Giappone, al 2,2% della media dell’area dell’euro, al 3,2%degli Usa , al 2,8% del Canada ed al 2,5% della Gran Bretagna. Buon 2008

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