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Tristan und Isolde di Richard Wagner inaugura le stagioni di New York e Roma
Pubblicazione:
martedì 17 maggio 2016
Tristan e
Isolde: il Canto della Notte di Adele Boghetich
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NEWS Musica
Per
una mera coincidenza, la ‘stagione’ 2016-2018 del Metropolitan di New York (con
Sir Simon Rattle sul podio ed un cast stellare – Nina Stimme, Ekaterina
Gubanova, Stuart Skelton, René Pape, Evgeny Nikitin) e quella dell’Opera
di Roma (il cui cartellone verrà probabilmente annunciato dopo le
elezioni) vengono inaugurate con Tristan und Isolde di Richard Wagner
uno dei capolavori assoluti che hanno cambiato la storia non solo del teatro in
musica ma della stessa musica.
Senza
la carica innovativa, il cromatismo e la dissoluzione della scrittura
tradizionale – alcune delle caratteristiche di Tristan - non ci
sarebbe la musica contemporanea, da Debussy alla dodecafonia; con circa mezzo
secolo d’anticipo, l’opera apre il Novecento. E dire che Wagner aveva studiato
composizione per solo sei mesi e non sapeva suonare decentemente nessun
strumento (strimpellava male il piano)!
Tristan
è opera di repertorio in Germania, in Europa centrale e negli Stati
Uniti (anche se non tutte le esecuzioni sono all’altezza). Viene raramente
messa in scena in Italia, a ragione delle grandi difficoltà sia orchestrali sia
vocali. Il vostro chroniqueur ne ricorda una buona realizzazione a
Bologna nella prima metà degli Anni Ottanta ed una ottima (in co-produzione con
il Festival di Salisburgo) al Maggio Musicale Fiorentino nel 1999.
Negli
Anni Novanta, ci furono, tra l’altro, un Tristan da non ricordare a
Genova ed uno distrutto da una regia in chiave marxista ed omo-erotica a
Bologna. Negli ultimi quindici anni ho un buon ricordo di produzioni di buon
livello a Napoli, a Roma (in forma di concerto) all’Accademia di Santa Cecilia,
e a Firenze. Meglio dimenticare quella con regia, scene e costumi di Pier Alli
al Teatro dell’Opera di Roma nel 2006.
Tristan
und Isolde si presta a molteplici letture: da filosofiche (Sinopoli ne
esaltava il lato shopenauriano) a mitologiche (lo mettevano in rilievo Karajan
e Fürtwangler), a erotico-sentimentali (Solti, Böhm), a decadentiste (Metha,
Boulez). Scrivere unicamente per sfiorarne i misteri del confronto
tra Isolde “wilde, minnige Maid” (selvaggiamente amante) ed il casto
Tristan. Occorre ricordare che mai prima di Tristan und Isolde”
(e raramente dopo) il teatro in musica è penetrato così a fondo nell’eros.
Tuttavia, tra i due innamorati non c’è alcun rapporto sessuale (non che a
Wagner mancasse l’esperienza di metterli in musica!).
Isolde è stata la donna di Moroldo ed è la sposa di Re Marco;
Tristan non ha mai avuto donna (per quel che ne sappiamo); nella lunga notte
d’amore del secondo atto – la prima ed ultima volta che si vedono (quasi) da
soli dopo l’improvviso innamoramento – invocano la congiunzione tra eros e
tanatos ma, fisicamente, si sfiorano appena, mentre la dama di compagna della
protagonista, Brangania, vigila sulla coppia.
Il saggio per prepararsi alle produzioni inaugurali del
Metropolitan (che speriamo si possa gustare in diretta HD nelle sale
cinematografiche o in televisione) e a quella romana (che sarà concertata da
Daniele Gatti) è stato appena pubblicato da Zecchini Editore: Tristan
e Isolde: il Canto della Notte (pp. 198 € 19) di Adele Boghetich
pianista, musicologa e germanista, nonché autrice di numerosi testi sulla
musica tedesca. Il libro tratta il lavoro di Wagner come estrema apoteosi
lirica, introspettiva e metafisica e soprattutto come un grandioso canto
notturno di amore e di morte che rappresenta il testamento spirituale, non solo
musicale, del Romanticismo. Adele Boghetich ne analizza le fonti: non solamente
Schopenhauer, ma anche la mistica orientale,la lirica di Hafez, le visioni
oniriche di Novalis, la storia medievale, e l’antico poema di Gottfried von
Strassburg. Naturalmente , il volume contiene una dettagliata analisi
drammaturgica e musicale della Aktion in tre atti (così la
chiamò Wagner) ed una ricostruzione della relazione tra il poeta-compositore e
Mathilde Wesendonk (con traduzione dei Wesendonk e lieder)
e di parte del vasto carteggio.
Un libro, quindi, essenziale per gustare a pieno l’opera.
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