L’Italia e la legge di Okun
Chi ricorda ancora la Legge di Okun? Prende
il nome dall’economista Arthur Melvin Okun (che la propose nel 1962).
È una legge empirica che collega il tasso di crescita dell’economia
tramite le variazioni nel tasso di disoccupazione. Secondo questa legge,
se il tasso di crescita dell’economia cresce al di sopra del tasso di
crescita potenziale, il tasso di disoccupazionediminuirà in misura meno
che proporzionale. Ne consegue che le variazioni di produzione
influiscono in modo meno che proporzionale sulla disoccupazione. Questo
perché, a fronte di una crescita della domanda, le imprese preferiscono
chiedere ai loro dipendenti di fare straordinari piuttosto che assumere
nuova manodopera ed è possibile che parte dei nuovi assunti non fossero
precedentemente previsti nella forza lavoro essendo classificati come
lavoratori scoraggiati. Inoltre, data tale relazione, varrà che se la
crescita è inferiore al tasso normale, la disoccupazione sarà maggiore
di quella del periodo precedente.
La legge di Okun è stata associata a
considerazioni di tipo Keynesiano, in quanto suggerisce che per poter
raggiungere il tasso di disoccupazione considerato come obiettivo di
politica economica è necessario che la crescita del PIL superi quella
potenziale di una determinata misura. È una “legge” particolarmente
pertinente all’Italia in questa fase in cui si analizzato le
implicazioni del Jobs Act.
A fine aprile, poco prima della
pubblicazione dei dati INPS che hanno fatti sorgere molti dubbi sulla
efficienza e la efficacia di quello che sarebbe l’architrave delle
riforme economiche strutturali del Governo, la rivista telematica di
ricerca economica Empirica ha messo online un lavoro di Lucan Zanin di Prometeia (The Pyramid of Okun’s Coefficient for Italy) che ha stimato i parametri cruciali per verificare la Legge di Okun in Italia in modo disaggregato, ossia per età e genere.
I dati sul tasso di disoccupazione per
età e genere non sono disponibili nelle statistiche ufficiali; quindi
Zanin li ha stimati sulla base delle indagini Istat delle forze di
lavoro per il periodo 2014. Vengono utilizzate due misure del tasso di
disoccupazione: la misura tradizionale che include i lavoratori con o
senza esperienza di lavoro. Quando la Legge di Okun è stimata
utilizzando il tasso di disoccupazione ristretto a coloro con esperienza
di lavoro, i lavoratori giovani risentono meno del ciclo economico. Man
mano che la forza di lavoro invecchia, il divario di reattività al
ciclo economico diminuisce, specialmente per il segmento della forza di
lavoro con più di trent’anni. Infine l’analisi statistica individua che
non ci sono differenze significative di genere.
Le conclusioni sono abbastanza evidenti:
non sono i ritocchi alla normativa sul lavoro o gli incentivi a breve
termine a ridurre la disoccupazione, specialmente quella dei giovani, ma
una crescita economica vigorosa che riporti le imprese ad assumere.
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