La ristrutturazione del debito proposta dal Fmi è meglio
del rischio di un’insolvenza
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen
Dijsselbloem, è fiducioso che martedì prossimo si arriverà ad un accordo tra la
Grecia e i Paesi creditori dell’Eurozona. Ma c’è un’incognita: la posizione del
Fondo monetario. Che sollecita i partner della zona euro a prorogare al 2040 il
periodo di grazia su tutti i finanziamenti concessi alla Grecia, prolungandone
le scadenze al 2080 e garantendo fino al 2045 un tasso fisso.
Perché il Fmi ha deciso di sostenere una
posizione più morbida rispetto agli altri creditori pubblici?
Indubbiamente è quello che ha la posta in gioco
più bassa: oltre il 60% del debito pubblico greco è nelle mani della Ue (Bce,
Fondo Salva Stati, singoli Stati dell’Eurozona) mentre appena poco del 10% è
dovuto al Fmi. Quindi, in caso di una 'tosatura' lineare sarebbe l’istituzione
che perde di meno. E questo è, in effetti, è uno degli argomenti che i 'falchi'
utilizzano spesso nella loro opposizione alla proposta Fmi.
C’è però una ragione molto più profonda
espressa con grande chiarezza nel lavoro di Tamon Asonuma, del servizio studi
Fmi, disponibile in Rete da qualche giorno. Il succo dell’analisi è che le
ristrutturazioni del debito sono un male infinitamente minore delle insolvenze.
Esaminando un campione vastissimo – in pratica tutti gli Stati membri del Fondo
– Asonuma conclude chi è insolvente una volta tende a ricadere nella stessa
trappola più volte (a diventare un 'insolvente seriale') mentre chi ristruttura
il proprio debito (e applica politiche di crescita appropriate) si rimette in
cammino.
Ciò avviene anche tra gruppi di Stati che hanno
rapporti analoghi tra debito e Pil.
L’analisi statistica si basa su un raffinato
modello quantitativo per stimare le probabilità che un’insolvenza ne preceda
un’altra ed entro quale lasso di tempo. C’è un’altra conclusione con
implicazioni operative per i negoziati tra istituzioni e Grecia: quanto più
aumenta lo spread quando si ristruttura un debito, tanto più rallenta la
crescita futura. Il lavoro è redatto in stile accademico, ma non è difficile
esporne le implicazioni a coloro che in questi giorni stanno faticando sul
puzzle del debito greco. Una ristrutturazione ben modulata servirebbe non solo
alla Grecia, ma anche ai creditori. Nonché a Stati europei che rischiano di
trovarsi in situazioni analoghe a quelle della Repubblica ellenica.
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Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen
Dijsselbloem, è fiducioso che martedì si arriverà a un accordo
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