sabato 21 maggio 2016

La ristrutturazione del debito proposta dal Fmi è meglio del rischio di un’insolvenza in Avvenire 21 maggio



La ristrutturazione del debito proposta dal Fmi è meglio del rischio di un’insolvenza
Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è fiducioso che martedì prossimo si arriverà ad un accordo tra la Grecia e i Paesi creditori dell’Eurozona. Ma c’è un’incognita: la posizione del Fondo monetario. Che sollecita i partner della zona euro a prorogare al 2040 il periodo di grazia su tutti i finanziamenti concessi alla Grecia, prolungandone le scadenze al 2080 e garantendo fino al 2045 un tasso fisso.
Perché il Fmi ha deciso di sostenere una posizione più morbida rispetto agli altri creditori pubblici?
Indubbiamente è quello che ha la posta in gioco più bassa: oltre il 60% del debito pubblico greco è nelle mani della Ue (Bce, Fondo Salva Stati, singoli Stati dell’Eurozona) mentre appena poco del 10% è dovuto al Fmi. Quindi, in caso di una 'tosatura' lineare sarebbe l’istituzione che perde di meno. E questo è, in effetti, è uno degli argomenti che i 'falchi' utilizzano spesso nella loro opposizione alla proposta Fmi.
C’è però una ragione molto più profonda espressa con grande chiarezza nel lavoro di Tamon Asonuma, del servizio studi Fmi, disponibile in Rete da qualche giorno. Il succo dell’analisi è che le ristrutturazioni del debito sono un male infinitamente minore delle insolvenze. Esaminando un campione vastissimo – in pratica tutti gli Stati membri del Fondo – Asonuma conclude chi è insolvente una volta tende a ricadere nella stessa trappola più volte (a diventare un 'insolvente seriale') mentre chi ristruttura il proprio debito (e applica politiche di crescita appropriate) si rimette in cammino.
Ciò avviene anche tra gruppi di Stati che hanno rapporti analoghi tra debito e Pil.
L’analisi statistica si basa su un raffinato modello quantitativo per stimare le probabilità che un’insolvenza ne preceda un’altra ed entro quale lasso di tempo. C’è un’altra conclusione con implicazioni operative per i negoziati tra istituzioni e Grecia: quanto più aumenta lo spread quando si ristruttura un debito, tanto più rallenta la crescita futura. Il lavoro è redatto in stile accademico, ma non è difficile esporne le implicazioni a coloro che in questi giorni stanno faticando sul puzzle del debito greco. Una ristrutturazione ben modulata servirebbe non solo alla Grecia, ma anche ai creditori. Nonché a Stati europei che rischiano di trovarsi in situazioni analoghe a quelle della Repubblica ellenica.
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Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, è fiducioso che martedì si arriverà a un accordo
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