OPERA/ Centocinquanta repliche
per una Turandot
Pubblicazione:
giovedì 19 maggio 2016
Foto di Alessandra Santambrogio
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NEWS Musica
Al termine
del’impervia aria del secondo atto In questa Reggia, or son mill’anni e
mille, Turandot ammonisce il suo pretendente: gli enigmi sono
tre, la morte è una a cui il principe Calaf replica No, no! Gli enigmi
sono tre, una è la vita.
Da decenni
l’enigma è se e quando l’opera lirica sparirà come spettacolo dal vivo
per mancanza di nuove leve di spettatori. Quando, negli Anni Cinquanta, ero un
liceale, il professore di filosofia (un marxista del dopo guerra) al quale
avevo detto di amare l’opera lirica, rispose irato che si trattava di una forma
di spettacolo per anziani borghesi in via di sparizione. Non credo viva ancora.
Se fosse ancora in vita, sarebbe rimasto sorpreso dalla folla di bambini (dai 6
agli 11 anni di età) ad ascoltare al Teatro Olimpico di Roma nel quadro della
stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, Turandot la sera del
16 maggio, uno spettacolo co-prodotto dalla AsLiCo di Como, dal Gran Teatro del
Liceu di Barcellona e dal Theater Magdeburg, elegante struttura del 1907 a metà
strada tra Lipsia e Hanover.
La
produzione, di cui il teatro di Como è il capofila, nel quadro del suo
ventennale programma ‘Opera Domani’, è programmata per ben centocinquanta
repliche tra quest’anno ed il prossimo. Ha debuttato a Como a metà
febbraio. Si è vista in quasi tutte le regioni del Nord. Da Roma(quattro
repliche) andrà in altri teatri del Centro Italia. E successivamente al Sud,
prima di viaggiare verso Spagna e Germania. Tre cast si alternano nei
ruoli principali.
‘Opera
Domani’ si è data la missione di preparare la nuove generazioni al teatro
lirico. Non solamente l’opera prescelta è adattata ad un pubblico di bambini,
ma i giovanissimi spettatori non si limitano ad assistere. Partecipano,
cantando dai loro posti in sala, alcuni cori particolarmente significativi.
Turandot di ‘Opera Domani’, quindi, non ha
nulla a che vedere con lo spettacolo espressionista e freudiano, con il
quale un anno fa, con regia di Nikolaus Lehnoff, le scene di Raimund Bauer, la
coreografia di Denni Sayers e le luci di Duane Schuler e con la bacchetta di
Riccaro Chailly, è stata inaugurata la stagione del Teatro alla Scala per
l’Expo. Tuttavia, ha un punto in comune con la produzione scaligera.
Non siamo in
una mitica e magniloquente Cina di cartapesta ‘dei tempi delle fiabe’. L’opera
non viene neanche presentata, come alla Scala, quale un
dramma espressionista come lo si sarebbe concepito ai tempi in cui Puccini era
impegnato nel lungo (ed incompiuto) lavoro. Ma siamo in un bosco, animato da
insetti ed animali (scarafaggi, libellule, tartaghe) dove Turandot,
Principessa Falena, è chiusa nel suo bozzolo perché non sa amare,o meglio
sino a quando il sacrificio di Liù non le apprende il significato dell’amore. I
soli personaggi ‘umani’ sono Calaf, Liù, e Timur nonché la principessa quando
nel duetto finale esce dal suo bozzolo Allo ‘sgelamento ’ della Principessa,
come lo chiamava Puccini, i piccoli spettatori partecipano attivamente con i
loro cori e con i loro applausi (anche troppo rumorosi).
Occorre dire
che le scene di Michele Olcese, i costumi di Massimo Carlotto, le luci di Marco
Alba, ed le proiezioni di Nadia Baldi e Federico Biancamani hanno un grande
fascino e la sapiente regia di Silvia Paoli riduce i tre atti in uno (di un’ora
e mezza, senza intervallo) mantenendo integro il significato e gran parte della
musica di Puccini. Sul podio dell’orchestra 1813, Massimo Palumbo concerta con
grazia ed efficacia un organico ovviamente ridotto rispetto alla stesura
originale pucciniana.
Turandot è anche un’opera di voci. E lo As.Li.Co è
anche una scuola di canto. All’applausometro, Ping (Andrea Zaupa), Pang (Ruzil
Gatin) e Pong (Mattia Muzio) hanno meritato il maggior successo. Il Timur di
Davide Procaccini e la Liù di Gulnora Gatina sono pronti ad affrontare ruoli
importanti in teatri di peso. Irena Bottura aveva la ardua parte di Turandot;
promette di diventare un buon soprano drammatico. Simone Frediani ha il fisico
di Calaf ed è un ottimo attore, ma , in base alla sua esibizione la sera del 16
maggio, credo debba crescere come tenore lirico , invece di affrontare ruoli
pesanti improntati su un registro di centro.
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