Opera.
“Albert Herring”, il Maggio fiorentino
torna all’antica gloria
Con Albert Herringdi Benjamin Britten, il Maggio fiorentino torna alla sua antica gloria
offrendo una produzione di alta qualità di un’opera poco rappresentata in
Italia nella sua versione originale (per anni si sono preferite traduzioni
ritmiche). Si può gustare al Teatro della Pergola sino al 31 maggio. Quando,
nell’immediato dopoguerra, l’opera venne composta, Britten, tornato in Gran
Bretagna dagli Usa, temette la fine del teatro musicale “colto” a ragione dei
suoi alti costi. Quindi, sperimentò con due opere da camera: The Rape
of Lucretia a carattere etico-religioso e Albert
Herring, l’unico lavoro comico del suo catalogo. Ambedue
hanno un piccolo organico, elementi scenici essenziali e possono essere
facilmente trasportate da un teatro all’altro, meglio se di piccole dimensioni.
Albert Herringdebuttò nel 1947 nella villa del magnate
Christie a Glyndebourne nel Sussex e venne portato, con grande successo, in tutta
la Gran Bretagna dall’ English Opera Group. Richiede un organico orchestrale di
solo dodici elementi. Con l’eccezione della scena ed aria del protagonista al
secondo atto, è composto principalmente di ensemble e concertati dei tredici
personaggi, ciascuno dei quali ha una caratterizzazione specifica.
Su un libretto di Eric Crosier, basato a sua
volta su una novella di Guy de Maupassant, l’aspetto farsesco è più apparente
che sostanziale. In effetti, il lavoro è un divertente ma forte schiaffo
all’ipocrisia. In un villaggio del Suffolk all’inizio del Novecento, la ricca
Lady Billows incorona ogni maggio come “regina di maggio” una fanciulla
immacolata e timida. Dato che nessuna giovane sembra all’altezza, il comitato
incaricato della selezione propone il figlio e aiutante della fruttivendola,
Albert Herring. Dopo la cerimonia e il premio (25 sterline d’oro) è d’uopo che
ci sia un pranzo. Per burla e invidia, due suoi colleghi mischiano rum nella
limonata di Albert, il quale ne fa di tutti i colori. Alla pioggia di
rimproveri, il ragazzo risponde che la responsabilità è in buona parte
dell’educazione soffocante avuta dalla madre e dal contesto sociale.
La regia di Alessandro Talevi e le accattivanti
scene e costumi di Madeleine Boyd colgono bene l’atmosfera e lo spirito del
lavoro con l’appropriato mix di farsa di ironia e di critica; l’azione è veloce
e incalzante. Jonathan Webb concerta egregiamente, sottolineando l’intelligente
caratterizzazione dei vari personaggi di ciascuno dei quali vengono sottolineati
indole e temperamenti con l’intervento di uno strumento musicale, mentre
l’intero ensemble fa da tappeto a Albert e agli ensemble. Delicatissimo il
contrappunto. Soprattutto, nell’ottocentesco Teatro della Pergola, Webb crea
con dodici solisti la sonorità, le tinte e i colori di una grande orchestra.
Anche se il tema può apparire datato, l’energia
e la brillantezza di Britten interpretato da Webb e Talevi ne mostrano
l’attualità. Ottime tutte le tredici voci (a partire da Sam Furness, il
protagonista, Philip Smith e Rachel Kelly, i suoi amici Sid e Nancy, e Orla
Boylan, l’imponente Lady Billows). Quel che più conta, però, è il gioco
d’insieme, la coesione teatrale e musicale , il poter gustare che nel “recitar
cantando” tutti gli interpreti , dai musicisti in buca ai solisti in scena, si
divertono e fanno divertire.
Un spettacolo, in breve, tale da meritare, per
originalità, spigliatezza e qualità un “Premio Abbiati”, l’Oscar della lirica
conferito ogni anno dall’Associazione nazionale critici musicali. C’è, però,
una dolente nota: troppe file in platea e troppi palchi erano vuoti. Firenze ha
abbandonato il suo Maggio Musicale? Gli stessi giornali locali quasi non ne
parlano e negli alberghi le locandine, se ci sono, non sono esposte. Politica e
società civile dovrebbero fare una riflessione.
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Al Teatro della Pergola va in scena l’energico
e brillante lavoro di Britten La regia di Talevi e gli accattivanti costumi di
Boyd ne colgono bene lo spirito. Egregia la direzione di Webb Unica nota
dolente: i molti posti vuoti
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