giovedì 26 maggio 2016

“Albert Herring”, il Maggio fiorentino torna all’antica gloria in Avvenire 26 maggio



Opera.
“Albert Herring”, il Maggio fiorentino torna all’antica gloria
Con Albert Herringdi Benjamin Britten, il Maggio fiorentino torna alla sua antica gloria offrendo una produzione di alta qualità di un’opera poco rappresentata in Italia nella sua versione originale (per anni si sono preferite traduzioni ritmiche). Si può gustare al Teatro della Pergola sino al 31 maggio. Quando, nell’immediato dopoguerra, l’opera venne composta, Britten, tornato in Gran Bretagna dagli Usa, temette la fine del teatro musicale “colto” a ragione dei suoi alti costi. Quindi, sperimentò con due opere da camera: The Rape of Lucretia a carattere etico-religioso e Albert Herring, l’unico lavoro comico del suo catalogo. Ambedue hanno un piccolo organico, elementi scenici essenziali e possono essere facilmente trasportate da un teatro all’altro, meglio se di piccole dimensioni. Albert Herringdebuttò nel 1947 nella villa del magnate Christie a Glyndebourne nel Sussex e venne portato, con grande successo, in tutta la Gran Bretagna dall’ English Opera Group. Richiede un organico orchestrale di solo dodici elementi. Con l’eccezione della scena ed aria del protagonista al secondo atto, è composto principalmente di ensemble e concertati dei tredici personaggi, ciascuno dei quali ha una caratterizzazione specifica.
Su un libretto di Eric Crosier, basato a sua volta su una novella di Guy de Maupassant, l’aspetto farsesco è più apparente che sostanziale. In effetti, il lavoro è un divertente ma forte schiaffo all’ipocrisia. In un villaggio del Suffolk all’inizio del Novecento, la ricca Lady Billows incorona ogni maggio come “regina di maggio” una fanciulla immacolata e timida. Dato che nessuna giovane sembra all’altezza, il comitato incaricato della selezione propone il figlio e aiutante della fruttivendola, Albert Herring. Dopo la cerimonia e il premio (25 sterline d’oro) è d’uopo che ci sia un pranzo. Per burla e invidia, due suoi colleghi mischiano rum nella limonata di Albert, il quale ne fa di tutti i colori. Alla pioggia di rimproveri, il ragazzo risponde che la responsabilità è in buona parte dell’educazione soffocante avuta dalla madre e dal contesto sociale.
La regia di Alessandro Talevi e le accattivanti scene e costumi di Madeleine Boyd colgono bene l’atmosfera e lo spirito del lavoro con l’appropriato mix di farsa di ironia e di critica; l’azione è veloce e incalzante. Jonathan Webb concerta egregiamente, sottolineando l’intelligente caratterizzazione dei vari personaggi di ciascuno dei quali vengono sottolineati indole e temperamenti con l’intervento di uno strumento musicale, mentre l’intero ensemble fa da tappeto a Albert e agli ensemble. Delicatissimo il contrappunto. Soprattutto, nell’ottocentesco Teatro della Pergola, Webb crea con dodici solisti la sonorità, le tinte e i colori di una grande orchestra.
Anche se il tema può apparire datato, l’energia e la brillantezza di Britten interpretato da Webb e Talevi ne mostrano l’attualità. Ottime tutte le tredici voci (a partire da Sam Furness, il protagonista, Philip Smith e Rachel Kelly, i suoi amici Sid e Nancy, e Orla Boylan, l’imponente Lady Billows). Quel che più conta, però, è il gioco d’insieme, la coesione teatrale e musicale , il poter gustare che nel “recitar cantando” tutti gli interpreti , dai musicisti in buca ai solisti in scena, si divertono e fanno divertire.
Un spettacolo, in breve, tale da meritare, per originalità, spigliatezza e qualità un “Premio Abbiati”, l’Oscar della lirica conferito ogni anno dall’Associazione nazionale critici musicali. C’è, però, una dolente nota: troppe file in platea e troppi palchi erano vuoti. Firenze ha abbandonato il suo Maggio Musicale? Gli stessi giornali locali quasi non ne parlano e negli alberghi le locandine, se ci sono, non sono esposte. Politica e società civile dovrebbero fare una riflessione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Al Teatro della Pergola va in scena l’energico e brillante lavoro di Britten La regia di Talevi e gli accattivanti costumi di Boyd ne colgono bene lo spirito. Egregia la direzione di Webb Unica nota dolente: i molti posti vuoti
http://avvenire.ita.newsmemory.com/newsmemvol1/italy/avvenire/20160526/p272605spe1.pdf.0/img/Image_3.jpg 

Nessun commento: