Lirica.
“La
traviata” di Coppola diventa dramma borghese
GIUSEPPE
PENNISI
ROMA
Con il gala
del 22 maggio per la nuova produzione di La traviata, il Teatro
dell’Opera di Roma ha sfidato le serate di Sant’Ambrogio alla Scala. Smoking ed
abiti da sera di rigore; ovazioni al termine dello spettacolo che ha travolto
il pubblico.
La serata è
stata preceduta, il 20 maggio, da un’anteprima per i giovani. La vera “prima”
per abbonati ha avuto luogo, invece, ieri. Fino a venerdì la biglietteria aveva
già venduto biglietti per lo spettacolo per 1,2 milioni di euro. In questa
stagione sono in programma 15 repliche ma è probabile che la produzione verrà
ripresa l’anno prossimo e portata in tournée in Euro- pa e Giappone. E non è
escluso che alcuni grandi teatri americani si facciano avanti.
Quali le
ragioni di tanta attesa? È la prima volta che Sofia Coppola si dedica all’opera
lirica e che i costumi sono firmati dalla maison di alta moda Valentino
Garavani e Giancarlo Giannetti, oltre che da Maria Grazia Curi e da Pierpaolo
Piccoli, nonché dalla sartoria del teatro romano. Le scene sono di Nathan
Crowley, la concertazione è affidata a un giovane direttore d’orchestra che si
specializza in opere verdiane, Jader Bignamini. Si alternano due cast, con
cantanti giovani nei ruoli dei due protagonisti.
Da Silvia
Coppola molti si attendevano una regia cinematografica con frequenti e rapidi
cambiamenti di scena; quando nel 1955 Luchino Visconti affrontò La traviata
nel primo atto fece grande uso del palcoscenico girevole per cambiare
ambienti nell’appartamento parigino diVioletta (dal monumentale atrio, alla
sala del banchetto, alla stanza da letto, all’esterno del palazzo). Sofia
Coppola segue letteralmente il libretto ma sposta l’azione a fine
Ottocentoinizio Novecento, rendendola un “dramma borghese”. Non è un dettaglio,
dalla Traviata in poi, tutte le opere di Verdi, anche quelle più
spiccatamente storiche come Don Carlo e Simon Boccanegra,
anticipano di decenni il “dramma borghese” improntato su complesse relazioni
familiari, specialmente tra padri e figli. Nella Traviata vista da Sofia
Coppola il dramma è imperniato sul conflitto intergenerazionale e sociale tra i
due giovani innamorati e il mondo che li circonda e su un forte senso di
pietas.
Da Sofia
Coppola ci sarebbe attesa maggiore attenzione alla recitazione; crescerà, con
le repliche.
Efficaci le
scene. Ogni quadro è di un colore: il primo in bianco crema con il palcoscenico
attraversato da un’enorme scala a chiocciola, il secondo si ispira al luminoso
vedutismo francese di Corot, il terzo è una festa quasi lugubre il cui il
“rosso Valentino” del vestito di Violetta si staglia col nero dei frac e degli
abiti in lungo; nel quarto, in blu scuro, il letto, anch’esso in blu, è l’unico
elemento nel palcoscenico. Molto eleganti i costumi e non solo i quattro abiti
di Violetta creati da Valentino. Buona la concertazione di Bignamini con
qualche leggero sfasamento tra buca e orchestra, aspetto anch’esso rimediabile
man mano che lo spettacolo, con le repliche, si affinerà. I due protagonisti
(Francesca Dotto e Antonio Poli) sono stati scelti anche per la loro avvenenza
che rende credibile la storia. Antonio Poli è un Alfredo maturo (la parte
comunque non presenta grandi difficoltà). Francesca Dotto è cresciuta molto
affrontando brillantemente il “mi bemolle” al termine del primo atto. Negli
acuti tende. a volte, a “spingere troppo”, altro aspetto affinabile. Roberto
Frontali è un veterano del ruolo di Giorgio Germont ed Anna Malavasi un’impeccabile
Flora. Di livello i caratteristi nei ruoli minori.
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Al Teatro
dell’Opera di Roma il debutto dell’opera verdiana che la regista americana ha
ambientato ai primi del ’900 incentrando la vicenda sul contrasto tra
generazioni e sulla “pietas”. Efficaci le scene, che si integrano perfettamente
con i costumi di Valentino e Giannetti
IN SCENA. Il celebre brindisi della
“Traviata”
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