Ecco il programma completo
della Scala
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Il
cartellone della Scala per la stagione 2016-2017 è il primo predisposto
interamente da Pereira e Chailly. Le agenzie generaliste e i
quotidiani ne hanno fornito i dettagli, subito dopo la conferenza stampa. In questa
sede presentiamo un commento, limitandoci alla parte operistica, senza toccare
il balletto (chi scrive non è esperto di coreutica) e la sinfonica
(relativamente di minore importanza rispetto, ad esempio, alle proposte di Roma
e Torino).
In primo luogo
occorre sottolineare che si tratta di un cartellone equilibrato che rispecchia
la poca simpatia del pubblico scaligero per le novità. C’è una prima
mondiale “Ti vedo, ti sento, mi perdo” del collaudatissimo Salvatore
Sciarrino. Su quindici opere nove sono italiane (oltre alla prima di
Sciarrino, quattro sono di Verdi, due di Puccini, una di Donizetti e una di
Rossini). Le altre sei sono austro-tedesche. Occorre chiedersi se per un teatro
internazionale non sarebbe appropriato ridurre un paio di titoli italiani (che
si possono ascoltare in dignitose produzioni in altri teatri della Penisola,
anche a poca distanza di Milano) per dare spazio all’opera slava o fare
assaggiare al pubblico scaligero alcuni capolavori della “nuova opera
americana” (che in Italia si gusta unicamente a Torino e nei teatri
dell’Emilia).
Interessante
il titolo scelto per la serata inaugurale: “Madama Butterfly“, nell’edizione
originale del 1904. Ebbi modo di ascoltarla a Boston e di vederla nel 2004 a
Torre del Lago. È una scelta coraggiosa, non perché la partitura sia più
difficile di quelle di altre opere pucciniane, ma per il carattere corrosivo
del libretto ove Pinkerton appare come un razzista un po’ pedofilo e
Cio-Cio-San come una baby doll che sa di essere in vendita. Dipenderà
molto dalla regia di Halvis Hermani come questi aspetti verranno
trattati. Mi auguro che non tenti di addolcirli, perché riflettono un Puccini
favorevole agli Imperi Centrali e che avrebbe avuto la tessera No.2 del PNF di
Viareggio e Lucca (come ho documentato in un saggio uscito tempo fa su La
Nuova Antologia).
Conosco
alcuni allestimenti nuovi per Milano quali il “Don Carlo” e il “Falstaff”,
provenienti da Salisburgo. Bellissimo il primo. Tale da destare perplessità il
secondo. “Il Ratto”, nella versione Strehler, e “La
Bohème” sono ancora freschi e originali. Restando nel repertorio italiano,
auspico che “Anna Bolena” sia l’inizio dell’intera trilogia donizettiana delle
Regine Tudor. Ottima idea riportare alla Scala, dove nacque e poi sparì,
“La Gazza Ladra”, in un nuovo allestimento di Salvatores. Meno
buona quella di riproporre “La Traviata”, con la regia di Liliana
Cavani, tanto più che si dispone di quella innovativa di Dmitri
Tcherniakov che ha inaugurato, con qualche controversia, la stagione 2013-2014
.
Degli altri
allestimenti conosco unicamente quello de “I Maestri di
Norimberga”, proveniente da Zurigo. È di altissima classe, anche se ho
preferito quello di Salisburgo, a cui polemiche locali pare abbiamo
impedito la trasferta scaligera.
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