Una tenebrosa Aida illumina Roma
di
Giuseppe Pennisi
Aida di
Giuseppe Verdi in scena al Teatro dell'Opera di Roma fino al 3 maggio è una
duplice scommessa: da un lato contempla nove repliche fuori abbonamento e
dall'altro è un nuovo allestimento low cost di Micha van Hoecke che utilizza
scene e costumi di una produzione approntata anni fa per la stagione estiva
alle terme di Caracalla.
Per molti aspetti, la produzione è più vicina alle
intenzioni di Verdi di molte messe in scena hollywoodiane su piazza. Il Teatro
de Il Cairo, che l'aveva commissionata, era di piccole dimensioni (700-800)
posti. Tranne che nel quadro del trionfo ci sono raramente più di tre
personaggi sul palcoscenico. Nella lettura di van Hoecke, Aida è una favola
noir in uno spazio di sogno e mistero, dove l'unica cosa che conta è la vicenda
d'amore. Le scene e i costumi sono di Carlo Savi. Le luci, create per dare il
senso della spiritualità e del mistero, sono di Vinicio Cheli. Non si sono
fatti sconti sulla parte musicale. Con questo titolo debutta a Roma Jader
Bignamini, considerato il miglior concertatore verdiano della giovane
generazione. Nei ruoli principali si alternano interpreti di livello: Csilla
Boross e Maria Pia Piscitelli nel ruolo della protagonista, Fabio Sartori e
Yusif Eyvazov in quello di Radames, Anita Rachvelishvili e Raffaella Angeletti
in quello di Amneris; Giovanni Meoni e Kiril Manolov sono Amonasro.
(riproduzione riservata)
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