giovedì 2 aprile 2015

“Lucia” al manicomio criminale in Tempi 2 aprile



L’opera da tre soldi “Lucia” al manicomio criminale
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aprile 2, 2015 Giuseppe Pennisi
Debutto il 31 marzo al Teatro dell’Opera di Roma Capitale per la nuova produzione di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizzetti.
Lucia di Lammermoor_Un momento dell'Atto I_Jessica Pratt(Lucia)©Yasuko Kageyama-Opera Roma 14-15_8521Debutto in pompa magna il 31 marzo al Teatro dell’Opera di Roma Capitale per la nuova produzione di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizzetti. Lucia è una delle opere più amate dal pubblico romano (e non solo) e più rappresentate nella capitale (come dimostrato dal lungo elenco e della belle fotografie nell’elegante e ben concepito programma di sala. Presidenti il Capo dello Stato, il ministro dell’Economia e delle Finanze, il sindaco e tutti i notabili della Roma-che-può. A quelle del Teatro dell’Opera occorre aggiungere una ventina di messe in scena ogni anno da piccole compagnie private, spesso utilizzando spazi di Chiese anglicane, compagnie di giovani e orchestrazioni molto ridotte.
Lucia di Lammermoor_Un momento,Marco Caria(Enrico)e il Coro_©Yasuko Kageyama-Opera di Roma 2014-15_8318Perché una “prima” è diventato un “gala”? La serata era dedicata a Luca Ronconi che è deceduto il 21 febbraio scorso, proprio mentre stava per iniziare le prove di questa Lucia, opera a cui si accostava per la prima volta e per l’allestimento della quale aveva predisposto un dettagliato progetto. La realizzazione è stata affidata ai suoi stretti collaboratori di lunga data: Gianni Mantovanini (luci), Gabriele Mayer (costumi), Margherita Palli (scene), Ugo Tessitore (regia). In questi casi, però, è sempre difficile capire quanto sia frutto delle idee del Maestro e quanto dei volenterosi collaboratori. Occorre dire che in precedenza, Ronconi aveva lavorato poco con l’Opera romana; si contano due lavori contemporanei (Opera di Luciano Berio nel 1980 e Teorema di Giorgio Battistelli nel 1996), due tragédie lyriques di inizio Ottocento (Démophon di Luigi Cherubini nel 1985 e Iphigénie en Tauride di Nicolò Piccini nel 1991) ed un’opera del romanticismo francese (Faust di Charles Gounod, prodotta però non dal teatro romano ma joint venture di quelli di Firenze e Bologna), nonché un Giro di Vite di Benjamin Britten (1997) anch’esso importato da Torino.
Lucia di Lammermoor_Un insieme,in alto A.Giovannini(Normanno)©Yasuko Kageyama-Opera di Roma 2014-15_8310L’idea di fondo comunque è ronconiana: Lucia è psicolabile da quando l’arpa introduce l’azione e lo diventa sempre più sino a divenire assassina e suicida man mano che la vicenda avanza. Negli ultimi anni Ronconi si era spostato da spettacoli grandiosi a teatro sempre più introspettivo. Appartiene anche all’ultimo Ronconi il gusto del teatro povero: non ci sono né cavalli sul palcoscenico, né laghi scozzesi, né brume, tanto meno fontane e saloni principeschi (tutti previsti nel libretto).
L’azione si svolge in una sorta di manicomio criminale, l’appalto della cui costruzione e del cui mobilio sembra essere stato affidato ad Ikea. Ovviamente, i cavalli, i laghi scozzesi, le brume, le fontane ed i saloni restano (non solo nel testo) ma anche nella musica, soprattutto nell’orchestra.
L’idea di trasferire l’azione in un manicomio non è una novità. Era prassi del regista sovietico Lev Dodin: ricordo una Dama di Picche di Peter Illic Tchaikosky nel 1999 che si svolgeva interamente in una casa di pazzi. Più di recente, a Pesaro nel 2015, Damiano Michieletto porta i cavalieri medioevali di Gioacchino Rossini in un fetido manicomio di inizio Ottocento. Dodin ambientava numerose opere in manicomi criminali; era una protesta contro l’Unione Sovietica ed il suo regime. Continuò a farlo dopo la caduta del muro di Berlino. Per Michieletto si trattava principalmente di épater les bourgois.
Difficile capire cosa intendesse Ronconi. Anche in quanto il dramma della crescente follia può essere mostrato in tempi moderni, a manicomi chiuso. Per avere una chiave, sarebbe però stata necessaria una recitazione più spigliata quella vista il 31 marzo.
Foto: Teatro dell’Opera di Roma Capitale

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