martedì 28 aprile 2015

OPERA ED EXPO: DALLA GENESI ALL’APOCALISSE in FORMICHE MAGGIO



OPERA ED EXPO: DALLA GENESI ALL’APOCALISSE
Beckmesser


Nelle ultime due puntate di questa rubrica mensile, abbiamo esaminato due delle opere che sono state predisposte con in mente l’Expo ed in suoi principali obiettivi: cibo (e buona nutrizione) per tutti, integrazione di popoli ed etnie diverse ed ambiente. Le Ventre des Paris del Centro di ricerca di musica romantica di Venezia ha prodotto la prima (mirata al buon mangiare ed al meglio bere) e la sta portando in sei-sette Paesi per un totale di quasi quaranta recite. Milo, Maya ed il Giro del Mondo coprodotto dal piccolo AsLiCo di Como in collaborazione con tre teatri regionali europei è  programmata per centoquaranta recite in Italia e sessanta nel resto d’Europa sino alla primavera 2016. Il progetto più ambizioso è CO2 di Giorgio Battistelli, uno dei compositori più rappresentati in Italia ed all’estero. Era naturale che fosse una commissione della Fondazione Treatro alla Scala di Milano dove debutta il 16 maggio. In cartellone, per ora, ci sono solo sei recite. La ragione non risiede nelle scelte del management del teatro , che nelle precedenti esperienze a Vienna , Zurigo e Salisburgo, ha dato grande spazio al teatro in musica contemporaneo. E’ il pubblico della Milano-che-può (e che frequenta La Scala) ad essere molto conservatore. Basti pensare che un successo mondiale, come Quartett di Luca Francesconi è arrivato all’ottavo allestimento ed è stato applaudito , meritatamente, in una ventina di Paesi ma nel 2012 alla Scala ha retto unicamente in turni di abbonamento e – dicono i maligni – alcuni abbonati hanno ceduto i biglietti alla propria cuoca od al proprio autista. Il management della Scala ha, tra i propri compiti, quello (non facile) di educare il pubblico, attirando alla musica contemporanea pantere grigie e nuove generazioni.

Ma andiamo a C02 che contiamo di vedere tra un paio di settimane. In un’ora e mezza si viaggia dalla Genesi al Protocollo di Kyoto. O all’Apocalisse. Battistelli si è ispirato al libro Una scomoda verità del premio Nobel americano Al Gore. Un saggio di politica ambientale, non un argomento che si presta facilmente ad una rappresentazione teatrale. L’opera, infatti, ha una struttura simbolica, nove scene e un epilogo con un filo conduttore che è il rapporto tra uomo e natura: si parte da Adamo ed Eva e si arriva allo tsunami. A guidare lo spettatore la figura di uno scienziato, David Adamson, che tradotto significa ‘figlio di Adamo’. Racconta le deturpazioni che il mondo ha subito e le catastrofi naturali. C’è una danza degli uragani dove sfilano le maggiori calamità che hanno messo in ginocchio varie zone del pianeta negli ultimi 25 anni. E c’è quello che l’uomo ha provato a fare per tutelare la terra: il Vertice di Kyoto con i delegati che, discutendo di clima, parleranno ognuno nella propria lingua, inglese, arabo, russo e giapponese. Il finale racconta l’Apocalisse con quattro arcangeli che dialogano con quattro scienziati.

Si tenga presente che non mancano esempi di lavori simbolici nel teatro in musica americano ed europeo. Nel nostro continente , ad esempio, Le Grand Macabre di Ligeti e gran parte delle opere di Eötvös appartengono a questo filone, si vedono nei maggiori palcoscenici, sono considerati musica moderna ma non sperimentale ed hanno un vasto pubblico. Ma in Italia arrivano di rado.

Naturalmente sono necessari un libretto ed una regia acconci . Con Battistelli hanno lavorato il librettista Ian Burton ed il regista Robert Carsen. Con loro si è compiuto il cammino dell’opera che nel frattempo ha anche cambiato titolo da An inconvenient truth a Co2

Le tematiche ambientali hanno sono attualissime: si pensi al ruolo di beni ‘comuni’ scarsi come l’acqua. Hanno anche e soprattutto radici spirituali, ove non religiose. Conoscendo altri lavori di Battistelli è probabile che agli interrogativi spirituali e religiosi, l’opera non abbia la pretesta di dare risposte, ma di porre interrogativi a cui ciascun spettatore dovrà dare la propria intima risposta. Mi auguro che accorrano in tanti, che la Scala aumenti il numero delle repliche e che il Teatro dell’Opera di Roma riproponga il lavoro nell’anno del Giubileo della Misericordia.

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