Opera di Roma, nuova squadra e antiche crisi
10
- 04 - 2015Giuseppe Pennisi
C’è una nuova squadra alla guida del
Teatro dell’Opera di Roma. Il Sovrintendente del Carlo Fuortes ha
nominato, d’intesa con il Presidente della Fondazione e Sindaco di Roma Ignazio
Marino, alla Direzione artistica il compositore Giorgio Battistelli
e il maestro Alessio Vlad.
“Il Teatro dell’Opera di Roma – ha detto
Carlo Fuortes – deve allargare i propri confini culturali dalla tradizionale
programmazione basata sul grande repertorio operistico all’interesse per il
presente e per il futuro. Sempre più può divenire luogo di sperimentazione dei
nuovi linguaggi, di creatività per i nuovi talenti, di ricerca di nuove
produzioni e di integrazione con il settore della ricerca e della conoscenza.
Per raggiungere questi obiettivi – conclude Fuortes – ho pensato di ampliare la
direzione artistica, costituendo una ‘équipe’ con la quale definire la
programmazione futura del Teatro”. All’interno del lavoro comune della
direzione artistica, Alessio Vlad manterrà il coordinamento della
programmazione operistica mentre Giorgio Battistelli coordinerà i programmi sul
teatro e i linguaggi contemporanei e sulla musica sinfonica.
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L’étoile Eleonora Abbagnato,
danzatrice di fama internazionale, è stata nominata Direttrice del Corpo di
ballo del Teatro dell’Opera. Un nome di grande prestigio che permetterà alla
Fondazione capitolina di costruire un importante rapporto artistico con i più
famosi coreografi e danzatori del mondo. È questo un importante passo verso un
ulteriore sviluppo del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera. “Da oggi la
Fondazione Teatro dell’Opera di Roma – ha dichiarato il sindaco di Roma e
presidente della Fondazione Ignazio Marino – rafforza la propria squadra,
guidata con risultati eccellenti dal sovrintendente Carlo Fuortes, creando un
gruppo di lavoro dal profilo qualitativo altissimo, pensato per valorizzare
tutte le professionalità presenti nel Teatro. La direzione artistica si allarga.
Infatti, alla conferma di Alessio Vlad, che proseguirà nella cura della parte
operistica della programmazione, si aggiunge le nomina di Giorgio Battistelli
alla programmazione per la musica sinfonica e l’opera contemporanea. E ancora
la nomina di Eleonora Abbagnato a direttrice del corpo di ballo. Sono tutti
garanzia di crescita per l’offerta artistica e la qualità degli spettacoli
programmati al Teatro Costanzi e a Caracalla. Dopo la grande opera di
risanamento contabile – conclude la nota del sindaco Ignazio Marino – portata
avanti lo scorso anno, ora l’Opera di Roma ha la possibilità di lavorare
soprattutto sulla qualità della sua proposta artistica e culturale”.
Tutte queste sono buone notizie. Per una
serie di ragioni storico-sociologiche il Teatro dell’Opera non si è mai
radicato nella capitale così come lo sono La Scala a Milano, il San Carlo a
Napoli, il Massimo a Palermo. La prima determinante è che gran parte dei romani
si sono ‘immigrati’ nella capitale; alla presa di Porta Pia Roma era un borgo di
250.000 abitanti ed anche se di quarta o quinta generazione si sono ancorati ai
loro territori d’origine (e per questa ragione pullulano ‘circoli’ o ‘famiglie’
su base regionale). La seconda determinante è che il Teatro è un’area in grande
ascesa a fine Ottocento- inizio Novecento ma ora in decadimento. La terza
determinante è il manufatto in sé stesso; costruito male da un palazzinaro
umbro, arricchitosi, in società con il belga Card. De Merode, per edificare
Roma capitale su terreni acquistati, a prezzi di saldo, dalla ‘nobiltà nera’ in
bolletta, è stato ‘modernizzato’ peggio nel 1954 quando, allo scopo di
rafforzarlo, una colata di cemento è stata posta sotto il palcoscenico ,
rendendo quindi impossibile alternare più titoli se non con scene dipinte o proiezioni.
La quarta è lo spostamento dell’attenzione al Parco della Musica, in un’area
emergente e con strutture moderne. Infine su tutto incombe la crisi della
lirica, particolarmente nell’Europa meridionale.
La prova si ha che al Trittico di Balletti
americani (spettacolo bellissimo ed elegantissimo , a basso costo in quanto
senza scena e con il corpo di ballo e le étoile della compagnia) molti
abbonanti non sono venuti alla ‘prima’ del 9 aprile. Un vero peccato perché
hanno perso una vera gemma (come mostrano le foto). Un pubblico anziano che
corre per i titoli noti e per bacchette ed ugole famose ma scansa
l’innovazione. E ciò che non conosce.
Quindi, occorre educare il pubblico in
esserne e prepararne di nuovo. Ciò vuol dire non solo accordi con grandi tour
operator (in primo luogo, l’Opera Romana Pellegrinaggi) ed una politica che
‘last minute’ (che da anni funziona bene al Teatro Regio di Torino) ma
affiancare la lirica con altri generi come fanno numerosi teatri americani e
tedeschi). Date le vaste dimensioni del Constanzi ciò implica affiancare
l’opera tradizionale con il teatro in musica moderno (sul tipo di quello
americano), con spettacoli di cantautori di fama mondiale ed anche con
proiezioni di film in esclusiva quali le dirette in HD dal Metropolitan, dal
Covent Garden e dell’Opéra.
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