I BUONI FRUTTI DEGLI SGRAVI FISCALI MA IN ITALIA.....
Il Centro per la Musica Romantica Francese a Palazzetto Bru
Zane a Venezia, nel cui ambito si tiene il Festival Onslow, produce circa 100
serate di concerti ed opere liriche l’anno, a volte in collaborazione con partner;
nel 2014-2015 i è giunti a ben 164, di cui circa la metà a Venezia ed il resto
in Francia ed in numerosi Paesi europei. Dal 2009, quando è stato istituito,
alla fine del 2014 ha prodotto 118 registrazioni (diffuse da alcune delle
maggiori case discografiche) e 28 libri. Nel Veneto, ha avviato, nel 2013, un
progetto didattico sulla musica romantica francese che coinvolge 832 alunni e
41 classi e che comportato 41 laboratori didattici. Il costo annuale di queste
attività sfiora i milioni di euro, di cui l’80% è coperto dalla Fondazione Bru
ed il resto di ricavi dalla vendita di attività musicali, libri e dischi e
dalla biglietteria. La Fondazione Bru è diritto svizzero e sottoposta ai
controlli delle autorità di Berna sugli enti privati che hanno finalità di
supporto alla ricerca, alle art ed al sociale. Sulle somme versate dalla Fondazione al Centro per la Musica Romantica
Francese non grava alcuna imposta. I
privati, quindi, finanziano la cultura, e come!, se la normativa tributaria non
è oppressiva ma ‘amichevole’.
Quando nel 2008-2012 presiedevo il comitato tecnico per
l’economia della cultura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, e
in tale veste, facevo parte del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, una
Commissione (di cui ero componente) tentò di fare modificare la legislazione
allora vigente. Tale normativa ,
prevedendo una detrazione tributaria appena del 19%, sembrava ipotizzare
che unicamente coloro nelle fasce più basse di reddito fossero dediti al
mecenatismo culturale. Con il risultato che l’apporto dei privati alle attività
culturali era in pratica nullo. Venne predisposto un apposito schema di disegno
di legge (con pertinente relazione) per allineare gli sgravi alla media
dell’Unione Europea, ponendo anche un plafond annuale da concordare con il
Ministero dell’Economia e delle Finanze. I testi vennero consegnati al
Gabinetto del Ministro. Ma si persero nei meandri del Collegio Romano.
Di recente, il Prof. Andrea Carandini, che allora presiedeva
Il Consiglio Nazionale dei Beni Culturali ed ora presiede i F.A.I., ha lanciato
ripetuti appelli in questa direzione. La normativa è stata finalmente cambiata.
Sarebbe utile se il Ministero inviasse a Parlamento ed alla stampa ogni sei
mesi una relazione al fine di valutare se il nuovo approccio incide. O se
occorre rivederlo ancora, prendendo ad esempio se non la Svizzera almeno la
Francia (una deduzione del 60% sul reddito d’impresa) , al fine di attivare il
mecenatismo italiano.
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