Il ritorno di Casanova
nell’Italia di oggi
22 - 04 - 2015Giuseppe Pennisi
La
Filarmonica lo porti nella Sala Verde di Palazzo Chigi. Sarebbe utile perché si
mediti sul nostro passato , presente e futuro non solamente vagheggiando
tesoretti inesistenti come la Venezia de Il Ritorno di Casavona
Il
Ritorno di Casavona è uno dei racconti di Arthur Schnitzler
(Vienna 1862, Vienna 1931), medico di mestiere ma soprattutto scrittore
prolifico che nei suoi romanzi, racconti e lavori per il teatro racconta la
fine di un mondo, quello della ‘Austria Felix’ (forse immaginaria) di un tempo.
Ho riportato le date di nascita e di morte perché era bambino quando l’Austria
perse la guerra con la Prussia (le cui implicazioni sulla società sono così ben
raccontate in Arabella di Hugo von Hoffmannsthal e Richard
Strauss), e morì poco prima dell’Anschluss e la fine anche politica
dell’Austria.
Il
Ritorno di Casavona è del 1918, scritto ormai quando la Prima
Guerra Mondiale era Persa e la Duplice Monarchia austro-ungarica stava per
essere divisa in vari piccoli Stati. Ha, quindi, un forte significato politico.
Così come il Der Rosenkavalier Hugo von Hoffmannsthal e Richard Strauss
ne era stato, nel 1911, il presagio. I due lavori (e molti altri di quel
periodo) si svolgono in un Settecento immaginario; così come il Der
Rosenkavalier si balla a ritmo di valzer (allora una danza paesana che solo
molto più tardi sarebbe giunta nella Vienna aristocratica), ne Il Ritorno di
Casavona si vagheggia di una Venezia in pieno splendore ma in effetti
allora già in decadenza e pronta ad alzare bandiera bianca alle prime due
cannonate napoleoniche. Arthur Schnitzler, in quanto medico, era in stretti
rapporti con Sigmund Freud; quindi, l’interesse (ancora più palese in Reigen
del 1900 ed in Fräulein Else del 1924) nella psicologia
dell’individuo di fronte ad un cambiamento economico e sociale.
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Foto:
Barbara Andolfi
Il
Ritorno di Casavona non è solo l’apologo dell’impenitente
donnaiolo che a 53 anni (allora la vita umana era più breve di ora e la stessa
fase di prestanza erotica era, mediamente, più breve di quanto non lo sia
adesso) ha un ultimo colpo di fiamma. Ma è l’apologo della fine di un’epoca
dell’”Europa Felix” ormai ridotta a ‘grande vecchio malato’ della politica e
dell’economia mondiale. Un malato che gli Stati Uniti e l’Asia manderebbero
volentieri in una residenza assistita per non doversene occupare più.
Il
Ritorno di Casavona, una commissione dell’Accademica
Filarmonica Romana, presentato una sera sola in un Teatro Argentina con tanti
palchi e file vuote (anche gli abbonati hanno latitato) andrebbe visto e
meditato da molti. Dovrebbe essere portato nelle scuole secondarie superiori e
soprattutto utilizzato per fare riflettere il ceto politico.
E’
uno spettacolo elegante, ed a basso costo. Un pianista (Pietro De Maria),
un attore (Sandro Lombardi) ed un mezzosoprano (Monica Bacelli)
su un palcoscenico nudo. La lettura del racconto è intramezzata da lieder
che ricordano quella che la società europea fu (da Schubert e Mendelssohon, da
Schuman a Wolf, da Schoenber a Rota). Sono lieder intrisi di
malinconia che inducono però a riflettere su una crisi più profonda di quanto
non mostrino solamente i dati economici.
Un
proposta: la Filarmonica lo porti nella Sala Verde di Palazzo Chigi. Sarebbe
utile perché si mediti sul nostro passato , presente e futuro non solamente
vagheggiando tesoretti inesistenti come la Venezia de Il Ritorno di
Casavona.
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