La svolta del teatro
dell’Opera di Roma
aprile 16, 2015 Giuseppe
Pennisi
Il Teatro sta andando verso una forma di semi-repertorio con riprese, oltre
che nuovi allestimenti, di lirica di tradizione, aprendosi sempre più ad altri
generi che attirano nuovo pubblico, specialmente giovani
C’è una nuova squadra alla guida del
Teatro dell’Opera di Roma. Il Sovrintendente del Carlo Fuortes ha nominato, d’intesa
con il Presidente della Fondazione e Sindaco di Roma, alla Direzione artistica
il compositore Giorgio Battistelli e il maestro Alessio Vlad.
«Il Teatro dell’Opera di Roma – ha detto Carlo Fuortes – deve allargare i
propri confini culturali dalla tradizionale programmazione basata sul grande
repertorio operistico all’interesse per il presente e per il futuro. Sempre più
può divenire luogo di sperimentazione dei nuovi linguaggi, di creatività per i
nuovi talenti, di ricerca di nuove produzioni e di integrazione con il settore
della ricerca e della conoscenza. Per raggiungere questi obiettivi – conclude
Fuortes – ho pensato di ampliare la direzione artistica, costituendo una
“équipe” con la quale definire la programmazione futura del Teatro». All’interno
del lavoro comune della direzione artistica, Alessio Vlad manterrà il
coordinamento della programmazione operistica mentre Giorgio Battistelli
coordinerà i programmi sul teatro e i linguaggi contemporanei e sulla musica
sinfonica.
Dopo pochi mesi dell’adesione alla Legge Bray, il Sovrintendente del Teatro
dell’Opera di Roma Capitale ha tenuto un incontro con la stampa per presentare
i primi benefici dell’adozione di un rigoroso piano di risanamento. Ciò ha
permesso di accedere ad un finanziamento statale complessivo e, quindi, di
annullare indebitamento verso artisti e fornitori, istituti previdenziali ed
erario. Grazie ad una rigorosa politica di controllo dei costi di gestione (che
ha comportato riduzioni di indennità e pensionamenti ma non licenziamenti) e
soprattutto all’aumento della produzione (ben del 30% circa), il bilancio per
l’esercizio 2014 si è chiuso in pareggio. Soprattutto, il pubblico ha dato una
prova concreta del gradimento del “nuovo corso” del teatro: dall’inizio della
messa in vendita per la stagione in corso lo scorso ottobre alla fine del primo
trimestre 2015, la spesa per abbonamenti e biglietti (4.8 milioni di euro)
supera di 1.8 milioni (60%) di euro quella registrata nello stesso
periodo dell’anno precedente.
In prospettiva, il Teatro sta andando verso una forma di semi-repertorio
con riprese, oltre che nuovi allestimenti, di lirica di tradizione, aprendosi,
però, sempre più ad altri generi che attirano nuovo pubblico, specialmente le
giovani generazioni.
Un’indicazione si è avuto nell’ultimo spettacolo in cartellone: tre esempi
di danza americana di Alvin Ailey, Dwight Rhoden e José Limon su composizioni
di autori barocchi (Bach e Purcell) ed un classico di Duke Ellington. Meritata
la attesa per And So It Is di Rodhen (direttore artistico del Complexions
Contemporary Ballet) in prima assoluta. 14 ballerini, su musica di Bach
approfondiscono l’evoluzione dell’amore. Passi di danza contemporanei ma con
forti radici classiche, The Moor’s Pavane in cui, su musica di Purcell, si riassume
in mezz’ora circa l’essenza dello shakespeariano Otello: solo quattro
personaggi in ruoli altamente stilizzati: Giovanni Bella (Il Moro); Gaia
Straccamore (la Moglie del Moro); Giuseppe Depalo (L’Amico); e Alessia
Barberini (la Moglie dell’Amico).
The River di Alvin Ailey, musica di Duke Ellington, creato nel 1970 per l’American Ballet, ne è protagonista Clifton Brown, dell’Alvin Ailey American Dance Theater. Sul podio David Levi.
Il corpo di ballo ed i solisti dell’opera di Roma danno buona prova. Il pubblico non era foltissimo (il prossimo appuntamento è con la verdiana Aida in un allestimento low cost) ma occorre sottolineare che gli spettatori romani sono abituati a Il Lago dei Cigni, Cenerentola, Schiaccianoci ed altri titoli molto noti. Quindi, si deve considerare già un successo l’aumento del pubblico (con il passa parola) per uno spettacolo bellissimo anche se insolito per Roma.
The River di Alvin Ailey, musica di Duke Ellington, creato nel 1970 per l’American Ballet, ne è protagonista Clifton Brown, dell’Alvin Ailey American Dance Theater. Sul podio David Levi.
Il corpo di ballo ed i solisti dell’opera di Roma danno buona prova. Il pubblico non era foltissimo (il prossimo appuntamento è con la verdiana Aida in un allestimento low cost) ma occorre sottolineare che gli spettatori romani sono abituati a Il Lago dei Cigni, Cenerentola, Schiaccianoci ed altri titoli molto noti. Quindi, si deve considerare già un successo l’aumento del pubblico (con il passa parola) per uno spettacolo bellissimo anche se insolito per Roma.
Foto © Yasuko Kageyama Opera Roma
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