lunedì 3 novembre 2014

UN JOBS ACT SENZA IL DIALOGO E’ DIFFICILE in Formiche mensile novembre



UN JOBS ACT SENZA IL DIALOGO E’ DIFFICILE

Giuseppe Pennisi
La creazione di occupazione, ed il miglioramento della qualità dell’impiego, saranno i principali obiettivi economici del 2015 e degli anni successivi. Obiettivi più importante del pareggio strutturale di bilancio. Il quale non si realizzerà se non ci sarà crescita della produzione, dell’occupazione e della produttività.
Questa la conclusione principale del dibattito che in ottobre ha riguardato in Parlamento le varie misure chiamate, in lessico giornalistico (e mutuando da una normativa americana peraltro molto differente da quella in cantiere in Italia) Jobs Act e tra giuristi, sociologi ed economisti il Rapporto sul Lavoro,un appuntamento annuale di riflessione economica , sociale e politica di quel CNEL che si sta tentando, da circa di tre anni, di impedire di funzionare.
Il Rapporto è un documento compendioso che è stato ampiamente riassunto sulla stampa ponendo soprattutto l’accento sulla situazione (drammaticissima) dei giovani e di coloro che perdono il lavoro dopo avere maturato i requisiti per la pensione. In questa sede, è opportuno mettere l’accento su un altro punto, trascurato da numerosi quotidiani e periodici: la ‘divergenza’ nell’ambito dell’area dell’euro. Dal 2008 ed oggi gli occupati sono diminuiti in tutta l’eurozona del 2,3% ma la contrazione è stata del 24% circa in Grecia, del 16% in Spagna, del 14% in Portogallo mentre del 6% circa in Germania e Danimarca, del 5% in Italia e dello 0,3% in Francia. Il dato della perdita di occupati è,a mio avviso, più pregnante di quello delle differenze tra tassi di disoccupazione in quanto il livello di partecipazione alla forza lavoro (da parte di coloro che hanno età da lavoro e non sono in istruzione o formazione) varia a ragione di tradizioni sociali radicate e differenze delle strutture dei sistemi d’istruzione. In Italia, la situazione è aggravata dal tracollo degli investimenti, dalla bassa produttività e dalla stagnazione salariale.
Se ne può uscire solo con leggi e decreti sulla regolamentazione dell’offerta di lavoro? Ne dubito, dopo la conclusione del ‘patto sociale’ del luglio 1993, chiamato il ‘Patto di San Tommaso’ dal nome del Santo protettore della data specifica della firma del documento, l’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi pubblicò, con Il Mulino, Un Metodo per Gover­nare, testo che individua nella 'concertazione' il me­todo da seguire, alternativo a quello della consociazio­ne di interessi particolaristi­ci. Allora la situazione era meno difficile di quella at­tuale e il progetto dell’euro dava un orizzonte di sviluppo.
In ottobre è uscito , per i tipi del CNEL, un volume che Governo, Parlamento, sindacati ed imprese farebbero bene a leggere e meditare. Il libro raccoglie una selezione dei discorsi pronunciati da Antonio Marzano nei circa dieci anni in cui  è stato Presidente dell’organo  consultivo costituzionale in materia economica e sociale. Il volume è organizzato per temi (dall’economia reale, all’economia dei settori, dalle banche ed alla finanza alla politica del lavoro, all’economia delle idee, alla qualità della vita). Non è solo  una testimonianza importante delle realizzazioni compiute in questi dieci anni, e di quanto è in cantiere. La  parte finale, dedicata alla 'concertazione' ed al 'dialogo sociale' si riallaccia al metodo indicato da Ciampi ma lo arricchisce  rischiando esplicitamente i grandi discorsi su questi temi di Benedetto XVI. La 'concertazione' ed il 'dialogo sociale' sono essenziali per la crescita – come sostenuto, allora, da Ciampi – ma non sufficienti. Occorre interrogarsi, come fatto da Benedetto XVI nel discorso tenuto a Westminster il 17 settembre 2010, su quale sia il fondamento etico per le scelte pubbliche, e quindi sulla morale della politica. Se la 'concertazione' di Ciampi restava rigorosamente laica, nel 'dialogo sociale' proposto da Marzano «Religione e Ragione han­no bisogno l’una dell’altra». E la religione ha un ruolo chiave nella scoperta di principi morali oggettivi. Alla prospettiva (non sappiamo se mantenuta) di una crescita grazie all’integrazione europea (Ciampi), viene contrapposta quella di uno sviluppo inclusivo in cui la religione ha un ruolo fondamentale nell’indicare la strada. Il libro apre un dibattito forse scomodo a molti ma che non può essere eluso.

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