Renzi nella
trappola per topi
04 - 11 -
2014Giuseppe Pennisi
Al presidente del Consiglio, è stata tesa una
‘trappola per topi’ . E ci sta cadendo dentro mani e piedi. Non la hanno tesa i
suoi oppositori all’interno del Partito Democratico. E neanche i Pentastellati
e i forzisti. Ma quelli che più temono di perdere il “potere effettivo” che si
sono gradualmente presi, specialmente da quando, una ventina d’anni fa, sono
entrati in crisi i partiti.
Pitigrilli li chiamava, all’inizio del secolo scorso,
gli alti papaveri. Ora sono noti come i mandarini e i satrapi che si annidano
nei ministeri e nella magistrature, specialmente quelle contabili, che
ironizzano sulla scarsa competenza tecnica di alcuni ministri e che chiamano il
Governo “il PSI al potere”, sottolineando che l’abbreviazione sta per Partito
dei Sindaci Irresponsabili.
In effetti, fanno il tifo per un esecutivo con Corrado
Passera a Palazzo Chigi e ministri scelti tra gli Ottimati nei
loro ranghi. A tal fine avevano organizzato una riunione in una sede
istituzionale, ma è stato consigliato loro di farla altrove in luogo
commerciale a pagamento (il Tempio di Adriano a Piazza di Pietra a Roma).
In che consiste la trappola? Hanno fatto firmare al
presidente del Consiglio un disegno di legge di stabilità con alcuni chiari
profili di incostituzionalità, come già rilevato da alcuni presidenti emeriti
della Consulta. La stessa “relazione tecnica” afferma che il disegno di
legge anticipa la riforma della Costituzione. Nelle
democrazie, di norma, le riforme della Costituzione si fanno e non si
fanno, non si anticipano con sotterfugi di straforo (e che
hanno la lingua lunga) .
Tali anticipi avvenivano nell’Impero
Centrafricano di Bokassa, il quale, in aggiunta, usava farsi servire a cena i
propri oppositori. Non è dato sapere se tra gli Ottimati ci
siano antropofagi. Pare, però, che, viste le incerte fortune di Corrado
Passera, ora tentano un ravvicinamento con Renzi: a torto o a ragione, si
considerano tutti dei Talleyrand. In effetti, si contentano di essere dei
Talleyrand petits, piccoli piccoli.
L’avvicinamento sarebbe portargli lo scalpo del Cnel
con una misura che rende impossibile l’operatività dell’organo, risparmia un
milione ma ne spreca una dozzina e, creando grandi ilarità nel resto del mondo,
“costituzionalizza” Villa Lubin (definendone l’uso nella eventuale futura
Costituzione).
Ovviamente, gli “alti papaveri”, i mandarini e i satrapi,
sono fedeli sono a loro stessi, alle loro carriere, ai loro incarichi
molteplici, alle loro prebende. Quindi, lo scalpo è solo un inganno, come il
formaggio per il topo. Se la misura passa, causerà, oltre a sarcasmo, ricorsi
alla Corte Costituzionale in cui Renzi si troverebbe invischiato. Con un’alta
probabilità di perdere. Papaveri, mandarini e satrapi si libererebbero da un
P.S.I. che ha fin troppo rotto loro le scatole con “tetti” a compensi ed
incarichi.
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