sabato 8 novembre 2014

Simon Boccanegra cupo ma possente in Milano Fina 8 novembre



Simon Boccanegra cupo ma possente
di Giuseppe Pennisi  


La stagione scaligera termina con Simon Boccanegra di Verdi, le cui repliche si estendono fino al 19 novembre. Nell'allestimento, coprodotto con Berlino, Federico Tiezzi propone un'opera cupa e scarna con un vero colpo di scena nel finale: un grande specchio che si innalza su palcoscenico e sala. Stefano Ranzani non ha i chiaroscuri orchestrali del Simon di Abbado ma è molto più prossimo di tanti altri alle intenzioni di Verdi. http://static.milanofinanza.it/artimg/2014/220/1936871/small/o1-img311017.jpgLeo Nucci a 73 anni debutta nel ruolo alla Scala (dove l'ha cantato una sera sola in versione da concerto) riesce a tenere bene la difficile parte, specialmente nell'impervio secondo quadro del primo atto. Sorprende nei passaggio dal tenero (il duetto con la figlia) al possente e la sua vocalità è ancora agile e con un volume di buon livello. Carmen Giannattasio è la vera perla vocale dello spettacolo: la sua è un Amelia/Maria di grande spessore drammatico, in grado di passare dai due duetti dolci nella prima parte del primo atto all'imperioso Pace nella seconda parte del medesimo atto. Di Ramòn Vargas meglio ricordare il passato di tenore lirico di coloratura, e anche di bari-tenore mozartiano. Nel ruolo di Gabriele Adorno è apparso, alla prima del 31 ottobre, fuori parte sia scenicamente sia vocalmente. Il timbro ha perso smalto, gli acuti sono stati scansati e nel secondo atto ha preso anche un paio di stecche. Di tutto rispetto il Paolo Albiani di Vitaliy Bilyy e lo Jacopo Fiesco di Alexander Tsymbalyuk. (riproduzione riservata)

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