TEATRO
DELL'OPERA/ Lo strano caso del "modello Roma": ecco cosa succede
all'estero
Pubblicazione: lunedì 6 ottobre 2014
Foto di Francesca Di Majo
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Mentre la stampa italiana si agitava, evidenziando
notevole sorpresa, a proposito della ‘esternalizzazione’ di coro ed orchestra
del Teatro dell’Opera di Roma Capitale, il3 ottobre il settimanale telematico
britannico Classical Music riportava un’analisi di Opera Now una
delle più autorevoli testate del settore in cui con grande flemma si
ricordava che di recente la Scottish National Opera era stata costretta, per ristrettezze
finanziarie, a prendere misure analoghe; orchestra e coro ora lavorano per vari
teatri e sale di concerto, ma non a tempo pieno. Sempre Classical Music ed
Opera Now ricordano che il Teatro Real di Madrid ha esternalizzato da
tempo orchestra e coro (anzi da quando è stato riaperto non ne ha mai avuto di
propri).
Non è affatto una novità. Ho ricordato altrove, su
testate tecniche, che i Beliner Philamoniker e la Dresden Staatkapelle hanno
contratti sia con importanti teatri d’opera sia con organizzazione sinfoniche;
i Wiener Philarmiker hanno tre datori di lavoro principali e cioè la
Staatsoper,il Musikverein e il Festival di Salisburgo. Anche l’orchestra che
abitualmente suona nei due maggiori teatri di Monaco è una cooperativa che
opera su contratto di servizio con il National Theater ed il Prinzregent
Theater. Il modello è diffuso anche in Spagna e in Francia. A Parigi, il teatro
des Champs Elysées e lo Châtelet producono opera ma si servono di volta in
volta di differenti orchestre, come Les Arts Florissants e Les Musiciens du
Louvre . In Olanda e Belgio risale al Rinascimento e non è mutato. Negli Stati
Uniti credo che solo il Metropolitan House (che lavora tutto l’anno) ha
un’orchestra ‘propria’. Il più ‘nobile’ dei teatri giapponesi, il Bunka Kaikan,
opera nello stesso modo. L’elenco potrebbe continuare. Sarebbe molto lungo ed
includerebbe teatri tra i più noti e tra i più autorevoli.
Non è solo una ‘prassi foresta’, ossia una (cattiva)
abitudine straniera. In Italia , per anni il Teatro Regio di Parma ha
utilizzato una cooperativa di musicisti. Due dei migliori spettacoli visti in
vari teatri italiani e stranieri (‘Il ritorno di Ulisse in Patria’ di
Monteverdi e ‘Rinaldo’ di Hândel) sono stati portati in una decina di teatri da
quel gioiello che è l’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone.In questi
giorni l’orchestra milanese ‘I Pomeriggi Musicali’ accompagna in sette teatri
italiani e tre francesi una versione radicale di ‘Don Giovanni’ con la regia di
Graham Vick.
Quindi, non solo, data la situazione finanziaria della
fondazione, l’alternativa sarebbe stata il fallimento (e quindi la perdita del
posto di lavoro per tutti e la vendita del manufatto e degli arredi) ma lo
‘strano caso’ di Roma è in linea con i maggiori e migliori modelli stranieri.
E’ un evento che devono guardare con attenzione teatri indebitatissimi come il
San Carlo, il Petruzzelli, il Maggio Musicale e via discorrendo.
Ora, però, il management del Teatro deve fare il passo
successivo: riportare pubblico in teatro, Ciò vuole dire non solo prezzi last
minute e tariffe speciali per giovani ed anziani ma anche aprire il teatro
anche alla commedia musicale, all’opera contemporanea, al jazz ed al rock. Fare
sì che le nuove generazioni si ‘sentano’ a casa propria tra gli ori e gli
stucchi, ci vadano anche in gruppo. Farlo vivere gioiosamente. Come vive
gioiosamente il Parco delle Musica.
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