Le simulazioni dimostrano che la crisi è
superata Ora però serve più credito
Molto rumor per nulla, si potrebbe
shakespeariamente dire una volta letti i risultati di uno stress test che per
alcuni giorni ha causato nervosismo ai mercati. Dopo una crisi economica e
finanziaria che si protrae dal 2008, deve essere considerato, tutto sommato,
segno di buona salute che solo 25 delle 131 maggiori banche (ossia il 19%)
dell’eurozona abbiamo problemi di capitalizzazione, o meglio presentino tali problemi
nei conti 2013. Dei due istituti bancari italiani nell’elenco, probabilmente
uno ne è uscito nel primo semestre 2014. Ciò non deve , però, essere motivo di
compiacimento. Da un lato, occorre chiedersi ancora una volta perché i
finanziamenti non arrivano alle imprese. È scattata la trappola della liquidità
a ragione del diffondersi ed approfondirsi di aspettative negative,
specialmente nell’eurozona? Oppure, la lunga recessione , preceduta da una
ancor più lunga stagnazione, fa sì che le imprese abbiano i cassetti vuoti, che
manchino di progetti 'bancabili' di rinnovo e di espansione di impianti perché
troppo assillati dalle difficoltà di riuscire a resistere?
Da un altro, c’è la minaccia di un aumento dei
tassi negli Stati Uniti, dove il direttivo della Fed si riunisce oggi e domani:
da mesi il tasso base di riferimento, l’interbancario, è rimasto ancorato allo
0,25% (in effetti è negativo dato che l’aumento dei prezzi viaggia sull’1,8%) e
quello sui titoli di Stato decennali è al 2,24% (rispetto alla media dello
0,90% nell’eurozona). Negli ultimi mesi, ragioni macroeconomiche sembrano
suggerire l’esigenza di una politica monetaria meno espansionista: nell’ultimo
trimestre il Pil è aumentato a un tasso annuale del 4,6% e la produzione
industriale a quello del 4,2% mentre la disoccupazione è sotto al 6%. Più
eloquente un dato poco seguito in Europa; l’aumento dei 'tetti' nelle norme (di
competenza dei singoli Stati dell’Unione) agli interessi per i prestiti
personali a individui e famiglie a basso reddito e prive di garanzie reali.
Nelle ultime settimane , otto Stati hanno aumen-tato, in vario modo, tali
'tetti' (introdotti in gran misure per impedire nuove crisi di prestiti
subprime oltre che a fini antiusura). Ciò vuol dire che c’è una forte spinta 'dal
basso'. I governatori delle 12 Banche federali di riserva, prossimi al
territorio, potrebbero mettere in minoranza il presidente della Fed, Janet
Jellen, favorevole a mantenere una politica monetaria espansionista per almeno
altri due mesi. Ciò non resterebbe senza implicazioni per la Bce: il mercato
finanziario atlantico è integrato. Un’asimmetria sostanziale genererebbe un
flusso di capitali verso la sponda Usa, rendendo più difficile e la politica
monetaria Bce e la ricapitalizzazione di quelle banche europee che ne hanno
esigenza.
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