sabato 4 ottobre 2014

Don Checco”: quando a corte l’opera era per famiglie in Avvenire 4 ottobre



“Don Checco”: quando a corte l’opera era per famiglie
A Palazzo Reale e poi al Festival di Valle d’Itria l’opera buffa di De Giosa, l’ultimo successo della “scuola napoletana”
Al delizioso “teatrino di corte” del Palazzo Reale di Napoli (fino a domani) e successivamente al Festival di Valle d’Itria (che lo co-produce) si può gustare Don Checco di Nicola De Giosa. Fu un grande successo tra il 1850 ed il 1880 (96 repliche dopo la prima e 80 allestimenti in Italia e all’estero, anche al Cairo e Malta) ma poi sparì dai cartelloni. Don Checco è l’ultimo esempio della “scuola napoletana” (Cimarosa, Paisiello, Traetta, Jommelli, Porpora, Mercadante) riproposta da Riccardo Muti in una serie di Festival di Pentecoste a Salisburgo. In effetti solo alcuni dei compositori erano partenopei; altri erano pugliesi o marchigiani, ma tutti accomunati dall’aver studiato al conservatorio di San Piero a Maiella e di avere operato principalmente nella capitale delle Due Sicilie. De Giosa era di Bari.
È un’opera “per famiglia”, ossia un spettacolo a cui , nella seconda metà dell’Ottocento, si andava con figli, nonni e zii. La trama è tipica della tradizione buffa partenopea: amore contrastato tra due giovani, travestimenti, equivoci. Tutti gli elementi che quattro decenni più tardi erano alla base di Miseria e nobiltà di Edoardo Scarpetta, nota per le versioni cinematografiche. Si differenzia per due aspetti dalle opere “napoletane” messe in scena da Muti. Frutto tardivo della “scuola”, ha un’orchestrazione elaborata e la trama è filtrata attraverso un velo di ironia – quasi che l’opera buffa volesse prendere in giro l’opera buffa medesima. L’allestimento è concertato con grande perizia da Francesco Lanzillotta. Pulita e divertente la regia di Lorenzo Amato. Efficaci le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Giusi Giustino. Tra i protagonisti, Carmen Romeu, in un ruolo più adatto a lei di quelli di recente interpretati a Pesaro. Tutte voci giovani, tra cui particolarmente notevoli il tenore Fabrizio Paesano, il basso Bruno Taddia e il baritono Giulio Mastrototaro.
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