Perché la Banca centrale europea ha scelto di non
scegliere, e cosa insegnano le recenti misure
GIUSEPPE PENNISI
Le Borse non hanno apprezzato che il Consiglio della
Bce, paralizzato dai contrasti al proprio interno, ha deciso non scegliere,
mantenendo sì ai minimi il tasso di interesse di riferimento ma non prendendo
alcuna iniziativa in materia di misure monetarie 'non convenzionali'. A Napoli
il Consiglio avrebbe dovuto mettere a punto le specifiche di nuovi strumenti
finanziari, cioè i dettagli di Abs ( Asset backed securities, ossia
'pacchetti' di titoli cartolarizzati garantiti da attività reali) di covered
bonds (obbligazioni garantite da azioni). In un comunicato emesso dopo la
riunione è stata fornita un’indicazione di massima degli acquisti 'potenziali'
(mille miliardi di euro su due anni), senza precisare però caratteristiche e
tempistica.
Alcuni giorni fa il rappresentante della Germania in
seno al Consiglio ed il ministro delle Finanze tedesco, di fronte al Bundestag,
hanno hanno espresso perplessità nei confronti di questi strumenti e di misure
non convenzionali dell’ampliamento dell’offerta di moneta. Il dibattito ha
aspetti intricati, ma non è banale chiedersi se è 'opportuno' mettere in atto
misure 'non convenzionali' per il rilancio dell’eurozona. Quelle convenzionali,
con tassi d’interessi attorno allo zero, sono state già in atto. Mercoledì la
Francia, pur presentando uno schema di bilancio con severe riduzioni alla spesa
sociale, ha annunciato che non si curerà di giungere, nel breve termine, al
pareggio di bilancio previsto dal Fiscal Compact e neanche di limitare al 3% il
rapporto tra indebitamento netto delle Pa e Pil. Giovedì è giunto da Londra un
'assist' a Parigi dal presidente del Consiglio italiano. Chiaramente, in queste
condizioni, sarebbe stato difficile proporre misure monetarie 'non
convenzionali' con la specificità per considerarle operative.
Martedì sono stati diramati due studi che esaminano le
misure 'non convenzionali' adottate in Gran Bretagna e Usa, e che giungono alla
stessa conclusione: gli effetti sono stati di breve periodo e si sono evaporati
presto (ove non accompagnati da politiche economiche aggressivamente orientate
alla crescita). Oggi, acquistare gli Abs di Grecia e Cipro equivarrebbe a
mettersi in portafoglio titoli 'spazzatura'. La stessa esperienza Bce ingenera
perplessità. I T-ltro ( Targeted long term refinancing operations,
operazioni 'mirate' a lungo termine per rifinanziare investimenti produttivi)
hanno avuto un esito ben inferiore alle attese. Di Omt ( Outright monetary
transactions, pure transazioni monetarie), lanciate con clamore circa due
anni fa, non si parla più. Quindi, c’è da avere dubbi sulla efficacia di Abs e
covered bond sino a quando i governi non abbiano attuate le necessarie riforme
dei mercati dei fattori, dei beni e dei servizi e che tali riforme abbiano
avuto il tempo di dispiegare i loro effetti.
Gli Abs e i covered bonds presentano poi il rischio
che la Bce finisca per acquistare titoli il cui sottostante abbia un elevato
grado di volatilità o, peggio ancora, sia di dubbia qualità (e lo mostri dopo
qualche tempo). Un modo 'non convenzionale' sarebbe l’acquisto di titoli del
debito pubblico di qualità da alcuni Paesi. L’economista Guido Salerno sta per
pubblicare una proposta: la Bce acquisti titoli del debito pubblico italiano
per 400 miliardi di euro, l’equivalente, secondo le sue stime, del costo degli
errori compiuti dalle istituzioni europee nella gestione delle crisi. Può
sembrare un’idea guascona. Non verrà accettata dai Paesi nordici. Ma potrebbe
essere il modo più lineare per facilitare la crescita.
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