Cercansi disperatamente investimenti (e progetti) per la crescita
Unicamente a ragione della mia età, alla presentazione in Italia a
cura della Fefab, dell’Abi e dell’Ania, del rapporto di Chatham House “Building
Growth in Europe-Innovatiove Financing for Infrastructure” (presentazione che
verrà, tra breve, replicata a Londra) mi è venuto in mente il titolo del libro
che alla metà degli Anni Sessanta conteneva due racconti di J.D. Salinger,
molto cari alla mia generazione perché ne riflettevano “l’agonia e l’estasi”.
Eppure Alzate l’architrave, carpentieri in senso concreto, non
figurato, dovrebbe essere il messaggio che l’Italia dovrebbe trarre dal
documento (del cui Executive Summary
riportiamo il testo integrale). Il rapporto esamina con cura gli strumenti finanziari,
specialmente quelli innovativi, che sono o si stanno facendo disponibili sul
mercato finanziario europeo per far diventare gli investimenti in
infrastruttura il motore della crescita in Europa, come peraltro ha sostenuto
il nuovo Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker sin dal suo
primo discorso al Parlamento Europea.
Del ruolo degli investimenti in Italia e in Europa ha scritto ieri
sul Sole 24
Ore Alberto
Quadrio Curzio. In effetti dall’inizio della crisi, il tracollo
degli investimenti nell’Unione Europea è stato drastico: gli investimenti
pubblici sono stati falciati dai tagli alle spese messi in atto da governi e
parlamenti, quelli privati sia dall’incertezza sul quadro economico sia dalle
severe ristrettezze al credito bancario sia dall’essiccarsi del private equity.
Tuttavia, nell’UE (e anche in Italia), la situazione – documenta lo studio – è
cambiata: non fanno difetto i risparmi delle famiglie, le attività dei fondi
pensioni e le riserve di investitori istituzionali alla ricerca di piazzamenti
a lungo termine che forniscano rendimenti non elevati ma sufficientemente
sicuri. In tutta Europa, ed in particolare in Italia, è aumentata e si è
affinata la capacità di valutare la qualità finanziaria ed economica dei
singoli progetti e programmi di investimento e di selezionare quelli che meglio
rispondono agli obiettivi degli investitori.
Tuttavia, specialmente in Italia, gli investimenti non ripartono.
In effetti in quel Paese che proprio cinquanta anni fa meraviglio il mondo con
la capacità di realizzare presto e bene l’autostrada del Sole, pare manchino i
progetti. Lo ha detto sottolineato di recente anche il vicepresidente della
Bei, Dario
Scannapieco, come documentato su Formiche.net.
A mio avviso, troppo a lungo si è pensato che la progettazione e
la sua valutazione sia materia di spettanza di categorie professionali
piuttosto marginali (come gli economisti e gli analisi finanziari a cui
appartengo) ove non dannosi (come i giuristi amministrativi). Alla presentazione del
documento non era presente, che io sappia, un solo ingegnere. Mentre gli
ingegneri sono l’elemento essenziale per la progettazione di infrastrutture. Ho
la sensazione che la grande scuola di ingegneria civile abbia perso un po’ la
strada od il ruolo nelle Università italiane verso la metà degli Anni Settanta.
Senza ingegneri versati nella materia non si allestiscono programmi, progetti,
computi metrici, tutto quanto è necessario, prima, per disporre di una platea
di progetti validi e cantierabili e poi un sistema di supervisione che consenta
monitoraggio dei costi e dei tempi.
Suggerisco a Formiche.net
di aprire un dibattito in matreria
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