Da Napoli Don Checco si prepara a decollare
di Giuseppe PennisiDon Checco di Nicola De Giosa, in scena al Teatrino di corte del Palazzo Reale di Napoli fino al 7 ottobre e in seguito in scena al Festival di Valle d'Itria, è uno dei rari recuperi che promettono di decollare per una nuova stagione. La commedia in musica ebbe grande successo dopo la prima al Teatro Nuovo di Napoli nel 1850, con 98 repliche e ben 80 allestimenti in Italia e all'estero nei successivi 30 anni. Poi venne completamente dimenticata. Si tratta dell'ultimo esempio della «scuola napoletana» riproposta da Riccardo Muti a Salisburgo tra il 2006 e il 2011. Ora, grazie alla regia di Lorenzo Amato, è una veloce ed esilarante presa in giro di un'opera comica tradizionale. Un po' come, più tardi, Miseria e nobiltà di Scarpetta sarebbe stata la parodia di una farsa. La trama, che contempla amore contrastato, trasferimenti e inganni è tradizionale, ma i suoi tratti sono volutamente esagerati. L'orchestrazione si presenta più complessa e raffinata delle opere presentate da Muti al festival austriaco. Il giovane Francesco Lanzillotta la concerta con grande eleganza: una chicca il valzer con cui inizia la seconda parte. Il cast è giovane e, oltre a cantare, sa recitare con maestria. Fra i protagonisti, Carmen Romeu, in un ruolo più adatto a lei rispetto a quello di recente interpretato a Pesaro. Notevoli il tenore Fabrizio Paesano, il basso Bruno Taddia e il baritono Giulio Mastrototaro. La semplice scena unica di Nicola Rubertelli e i bei costumi di Giusi Giustino ne faciliteranno la circuitazione. (riproduzione riservata)
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