martedì 21 ottobre 2014

La «regola di Bagehot» per la Bce in Avvenire 21 ottobre



La «regola di Bagehot» per la Bce
Sono dunque iniziati, ieri, gli acquisti di «covered bond» da parte della Bce. Vale la pena riprendere il dibatto sulla «regola di Bagehot».
Walter Bagehot, scienziato e giornalista britannico, fu non solo un prolifico saggista ma dal 1861, per vari lustri, direttore del settimanale The Economist. La regola afferma che una banca centrale può e deve aiutare a uscire da cicli negativi come prestatore di ultima istanza a banche ed anche a imprese ma «a tassi elevati» e con «garanzie reali di qualità». Il dibattito non è sulla prima delle due condizioni (travolta da decenni di economia keynesiana), ma sulla seconda, in particolare per quanto riguarda gli Abs ( Asset backed securities, titoli cartolarizzati con un sottostante di differenti emittenti e con diversi gradi di rischio). Con le T-ltro ( Targeted- long term rifinancing operations, operazioni mirate per facilitare prestiti a lungo termine a imprese e famiglie), infatti, la banche si fanno garanti di operazioni chiaramente identificabili, da loro stesse valutate. Più complesso il nodo degli Abs. Non è solamente uno scoglio «ideologico» della Germania e di altri Paesi nordici. Negli Stati Uniti il dibattito è stato riaperto tre anni fa da un articolo di un economista di origine indiana, Ashwin Parameswaram, secondo cui le autorità monetarie sarebbero andate ben oltre i loro confini come «prestatori di ultima istanza » di banche in difficoltà, mettendo nel portafoglio della Fed titoli di dubbia qualità. In queste ultimi giorni un saggio di Gary Gordon ( Yale) e Guillermo L. Ordãez (Università di Pennsylvania) suggerisce una soluzione: la «regola di Bagehot» richiede che per ricreare la fiducia essenziale alla crescita gli interventi debbano essere fatti «in segreto », senza far conoscere l’identità del debitore e la natura dell’operazione. Al fine di evitare in questo modo effetti esterni sulla qualità delle «garanzie reali» e di non aumentare la percezione del valore della «garanzia reale media». Ciò, da un canto, cozza con l’intenzione di tentare di togliere le castagne dal fuoco anche a debitori con «garanzie reali » non fortissime (e farli entrare nel processo di crescita); d’altro canto, però, si scontra con la trasparenza alla base del funzionamento delle istituzioni europee in generale e della Bce in particolare.
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