OPERA/ Ravel va alla guetta: L'heure espagnole e
L'enfant et les sortilèges
Pubblicazione: martedì 28 gennaio 2014
L'opera di Ravel
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In quasi tutta Europa il 2014 è ricordato come il
centenario dell’inizio della prima guerra mondiale. In Italia si usa parlare di
‘grande guerra 1915-18’ in quanto entrammo nel conflitto qualche mese dopo gli
altri principali attori. Anche la musica per il teatro andò in guerra o visse
la guerra. Ad esempio, Hofmannshtal e Strauss scrissero e composero due
capolavori – Ariadne auf Naxos e Die Frau ohne Schatten – in cui
la guerra veniva esorcizzata poiché eros, paternità e maternità trionfavano
sulla morte. Pure La Rondine di Puccini viene considerata come una
‘strada di fuga’dala guerra verso il mare. Auguriamoci che la
prossima stagione La Scala porti a Milano la magnifica edizione di Die
Soltaden di Zimmermann che ha co-prodotto con il festival 2012 di
Salisburgo, dove ha trionfato.
Nel frattempo, il Teatro dell’Opera di Roma ha in
scena dal 30 gennaio il dittico L’heure espagnole e L’enfant et
les sortilèges di Maurice Ravel . Molti si chiederanno che c’entra
Ravel con la ‘grande guerra’. C’entra, c’entra. A 39 anni, allo scoppio del
conflitto, partì volontario come autista di ambulanze e di camion – le uniche
attività che a ragione del suo fragile fisico poteva svolgere. Compose Le
Tombeau de Couperin , una suite per pianoforte davvero struggente in cui
ciascun movimento è dedicato ad un suo amico ucciso in guerra.
I due atti unici, scritti a cavallo della guerra
rappresentano l’emblema della raffinata poesia raveliana: L’heure espagnole
è un’ironica farsa musicale scritta in omaggio all’opera buffa italiana, con la
più classica delle girandole erotico-amorose tra l’ingenuo marito Torquemada
(François Piolino) la disinvolta moglie Concepciòn (Stéphanie d’Oustrac) e i
suoi spasimanti il poeta Gonzalve (Benjamin Hulett), il mulattiere muscoloso
Ramiro (Jean-Luc Ballestra) e il ricco signore don Inigo (Andrea
Concetti) che si alternano celati negli ingranaggi degli orologi della
casa-bottega di Torquemada. L’enfant et les sortilèges, composto su un
testo che la scrittrice Colette realizzò per la piccola figlia, è un inno al
tempo fantastico dell’infanzia e alla dolcezza dell’immaginazione. Un bambino
(Khatouna Gadelia) lasciato in punizione nella sua cameretta dalla madre (Hanna
Hipp), dopo essersi abbandonato ai capricci si accorge che la sua stanza
comincia a prendere vita e gli oggetti da lui maltrattati rivelano una propria
anima parlando, danzando e lamentandosi: la Gatta (Stéphanie d’Oustrac), il Fuoco
(Kathleen Kim), il Pipistrello (Julie Pasturaud), la Teiera (François Piolino),
la Poltrona (Andrea Concetti). Il bambino pentito e spaventato viene perdonato
dalle creature animate e ritorna tra le braccia consolatrici della madre. Al
pari di Ariadne auf Naxos e Die Frau ohne Schatten sfuggono la
guerra nel surreale, esaltando la prima l’eros e l’infanzia il secondo.
La produzione segna il debutto romano del regista
Laurent Pelly e del ritorno sul podio dell’Orchestra capitolina del direttore
Charles Dutoit che, dopo il successo nella scorsa stagione del Costanzi di
Samson et Dalila, affronta ancora una volta uno dei maestri del repertorio
francese di cui è tra i maggiori interpreti. Il dittico di Ravel segna la
collaborazione del Teatro dell’Opera di Roma con il prestigioso Festival di
Glyndebourne, dove la produzione è stata allestita nel 2012 dal regista
francese che ne ha firmato, oltre alla regia, anche i costumi. Le scene
di L’enfant et les sortilèges sono di Barbara de Limburg,
quelle di L’heure espagnole sono di Caroline Ginet.
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