Ecco sfide e
rischi per Letta sulla presidenza dell’Unione europea
15 - 01 -
2014Giuseppe Pennisi
L’approssimarsi del semestre in cui l’Italia avrà la
Presidenza degli organi di governo dell’Unione Europea (Ue) ed il difficile
negoziato per la costruzione dell’unione bancaria comportano rischi ed
opportunità.
I rischi riguardano l’intera Ue ma colpiscono in
particolari Paesi come il nostro con un elevato (anzi elevatissimo) debito
sovrano.
Da un lato, la definizione degli istituti che saranno
direttamente soggetti alla supervisione della Banca centrale europea (Bce) dovrebbe
prevenire il ripetersi di casi come quelli del Mps, ma mostrerà, a tutta Europa
ed a tutto il mondo, quali istituzioni sono più lasche di altre in questa
delicata funzione e in che misura la divisione di responsabilità tra vigilanza
e concorrenza favorisce la messa in atto di misure preventive per evitare crisi
bancarie tali da ripercuotersi sul resto dell’unione.
Da un altro lato, è evidente che il costo a cui far
fronte in caso di crisi bancarie sarà quasi interamente ‘nazionale’ e che,
quindi, l’unione bancaria non recederà, come inizialmente sperato, il nesso tra
gravi difficoltà degli istituti ed il debito sovrano.
Da un altro ancora, pur se semplificato dall’Ecofin e
dal Consiglio Europeo dello scorso dicembre, il meccanismo decisionale resta
complesso e barocco: il presidente americano Richard Nixon, che poco si
intendeva di economia ma non mancava di fiuto politico, amava dire che “gli
gnomi di Zurigo” (i malevoli mercati speculativi) amano infiltrarsi in
architettura di questa natura per fare alti utili a scapito del resto degli
operatori.
Dunque, ci sarà molto da fare, nei prossimi mesi, per
affinare l’unione bancaria. Non illudiamoci che il lavoro di ‘finissage’ verrà
fatto nell’arco di pochi mesi mentre ci si prepara alle elezioni europei e quello
che, a torto o ragione, si ritiene il secondo maggior azionista dell’Ue, sta
per profondare in una crisi economica e politica di cui non si ricordano
precedenti recenti. I nodi, soprattutto, sono molti difficili. Per scioglierli
occorre sapere coniugare grande sapienza politica con profonda conoscenza
tecnica di materie in cui non c’è una “dottrina dominante”.
Verosimilmente, la prossima estate all’interno dell’Ue
si starà ancora negoziando, se non la vigilanza (unico capitolo archiviato), le
“risoluzioni” delle crisi bancarie e se non auspicabile e fattibile un ruolo
comunitario nelle garanzie per i depositi in conto corrente inferiori a 100.000
ciascuno.
La Presidenza italiana degli organi di governo UE
potrebbe segnare una svolta nel negoziato sull’unione bancaria anche in quanto
la prossima estate verranno eletti i nuovi Presidenti e della Commissione
Europea (CE) e del Parlamento Europeo (PE); sino ad autunno inoltrato i due
Presidenti saranno in una fase di “apprendimento”.
Se la Presidenza italiana saprà giocare bene le
proprie carte avrà l’opportunità di porre il proprio sigillo all’Unione
bancaria. Non è chiaro che i leader politici (di maggioranza ed opposizione) lo
abbiano compreso e metabolizzato.
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