Istat,
Consob e Covip alla guerriglia delle nomine
18 - 01 -
2014Giuseppe Pennisi
Quanto avvenuto alla Commissione Affari Costituzionali
del Senato a proposito della nomina del Presidente dell’Istat è il segnale che
è iniziata la “guerriglia” delle nomine, per molti aspetti più logorante di un
confronto aperto. Chi vuole dettagli si rivolga al compianto Ho Chi Min, di
recente scomparso, e maestro di guerriglie.
Il governo aveva proposto il Prof. Pier Carlo
Padoan, persona di tutto rispetto ed economista di rango, anche se non uno
statistico in senso stretto. La nomina sarebbe dovuta passare de plano per
due motivi: a) da un lato era parte di un accordo con Forza Italia che avrebbe
avuto (impegno già assolto) la riconferma del Prof. Giovanni Tria, altro
economista di tutto rispetto, alla guida della Scuola Nazionale
d’Amministrazione; b) da un altro, la normativa Istat era stata “ritoccata” per
includere l’esperienza internazionale tra i requisiti del Presidente.
Padoan è stato Direttore Esecutivo al Fondo Monetario e Vice
Direttore Generale dell’OCSE; quindi, la sua candidatura (reiterata dal governo
il 17 gennaio) era a pennello. Difficile pensare che si sia trattato del
“destino cinico e baro”. Anche difficile pensare che Forza Italia, avendo già
incassato la conferma di Tria, non abbia tenuto i patti; perché ci sono cose
molto più importanti in ballo (legge elettorale, durata della legislatura) che
litigare per la poltrona Istat.
A pensare male si fa peccato, ma è probabile che il
buon Padoan sia stato “impallinato” del “fuoco amico” a ragione della
sua lunga consuetudine con D’Alema che fa sì che sia visto dalla nuova
leadership del Partito Democratico (PD) come esponente del “vecchio” da
rottamare.
Altre nomine sono in stato di stallo: Covip, Consob
e via discorrendo. Mentre si sta preparando una stagione intensa nei Big tra
breve in scadenza. Occorre dire che, in alcuni casi, il governo pare essere il
peggior nemico di se stesso: per una delle poltrone ha indicato un ex burocrate
polveroso, che ha da tempo superato l’età della pensione ed è oggetto di
scherno al Fondo Monetario ed all’Ocse perché non parla nessuna lingua
straniera e gli interpreti hanno serie difficoltà a comprendere il suo eloquio
in dialetto (più che in italiano). Letta dovrebbe evitare che vengano
proposti personaggi su quali Renzi ha carte e numeri per invocare la
rottamazione.
Al di là di casi specifici, però, la “guerriglia delle
nomine” solleva un problema molto più profondo: come e per quanto tempo può
stare insieme una compagine in cui all’interno dell’azionista di maggioranza ci
sono differenza così profonde e tra poche settimane per le campagne elettorali
ed amministrative l’azionista di minoranza sarà schierato con la concorrenza?
In teoria dei giochi si dovrebbe trovare un
“equilibrio di Nash” (quello del film “A Beautiful Mind”). Per propria natura
instabile e di breve durata.
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