DECRETO DEL
FARE 2/ Il "libro dei sogni" che blocca il governo
Pubblicazione: martedì 10 settembre
2013 - Ultimo aggiornamento: martedì 10 settembre 2013, 8.03
Fabrizio Saccomanni (Infophoto)
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NEWS Economia e Finanza
In questi ultimi anni, in più occasioni, nel mese di settembre i Governi
pro-tempore si sono trovati a dovere impostare manovre di bilancio in
condizioni di incertezza. Oggi la situazione è resa ancora più incerta da tre
determinanti esogene (che si aggiungono a quelle “tradizionali” dell’incertezza
nel fare politica economica):
a) sul piano interno, la stabilità stessa del Governo (e l’eventualità
di una nuova coalizione analoga a quella in carica) dipende da decisioni che
verranno assunte dai maggiori soggetti politici sulla incandidabilità del
leader del Pdl, e sulla sua stesse permanenza in Senato, in base a
considerazione che nulla hanno a che fare con la politica di bilancio.
b) sul piano internazionale, soffiano venti di un conflitto che potrebbe
diventare guerra guerreggiata ed estendersi non solamente alla Siria, con
possibili forti tensioni sul mercato finanziario.
c) sul piano organizzativo, la coalizione che governa da quattro mesi è
composta da due partiti che si sono scontrati violentemente per venti anni,
hanno poca esperienza di lavoro di squadra comune e contano nel Paese circa il
55% del voto popolare.
Siamo a incertezza al cubo. Le prime due determinanti possono essere
affrontate, sotto il profilo tecnico, facendo ricorso al metodo delle opzioni
reali codificato da Avinash Dixit e Robert Pyndick, nel volume Investment
under Uncertainty “Investimenti in Condizione d’Incertezza” (Princeton
University Press 1994) e ripreso in Italia nel libro mio e di Pasquale Lucio
Scandizzo Valutare l’Incertezza (Giappichelli 2003), adottato
da alcune università e utilizzato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e
dal Ministero dello Sviluppo Economico per alcune analisi di grandi
investimenti. Sotto il profilo tecnico, l’Istat non ha ancora aggiornato (dal
1996!) i dati necessari per applicare la strumentazione a politiche (non a
singoli progetti), ma soprattutto la fragilità politica rende molto difficile
la condivisione di un metodo comunque ancora considerato innovativo.
Cosa fare? Prima di salire sull’aereo per San Pietroburgo, il ministro
dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha scritto a tutti i ministri sottolineando
che mantenere il deficit pubblico sotto il 3% del Pil è «imprescindibile» e
invitando tutti a presentare entro oggi le diverse proposte. In caso siano
previsti maggiori oneri per il Tesoro, avverte Saccomanni, i ministri dovranno
offrire anche le misure compensative.
i tratta in essenza di replicare il metodo della razionalizzazione delle
scelte di bilancio adottato sin dagli anni Ottanta in Francia. Saccomanni sa
che l’aumento dei tassi d’interesse a medio e lungo termine (e
quindi del costo del debito pubblico) è uno dei pochi elementi con un
ragionevole grado di certezza.
Sulla base di queste proposte a fine settembre il Mef presenterà la Nota di
aggiornamento al Def con gli obiettivi di finanza pubblica rivisti alla luce
del ciclo economico, fissando così i paletti tra i quali dovrà muoversi la
legge di stabilità. Ma dovrà essere precedentemente risolto anche il problema
dell’Iva, perché in assenza di interventi il primo ottobre scatta l’aumento
dell’aliquota dal 21% al 22%.
In questo quadro, secondo anticipazioni che circolano nel Palazzo, si
starebbe predisponendo un nuovo “Decreto del Fare” che dovrebbe anticipare la
legge di stabilità. Alcuni punti sembrano acquisiti. Per quanto riguarda
l’energia, la possibilità di emettere bond da parte del Gse (Gestore dei
servizi energetici) allo scopo di ridurre gli oneri in bolletta legati
all’incentivazione del fotovoltaico e delle altre fonti rinnovabili. Ci
sarebbero anche norme per favorire il finanziamento delle piccole e
medie imprese che investono e creano occupazione tra i giovani e le donne:
mutui agevolati per gli investimenti a tasso zero, da restituire al massimo in
otto anni. Si parla anche di un fondo di investimento per favorire
il sostegno di strategie di sviluppo e innovazione delle aziende, attraverso
anche l’attivazione della Bei e di aprire la strada a operazione di venture
capital con ingressi nel capitale di rischio delle Pmi e di finanziamenti
a fondo perduto, tramite voucher di importo non superiore a 10.000 euro, per
l’acquisto di materiali e servizi informatici in modo da favorire l’innovazione
tecnologica delle aziende minori.
C’è da chiedersi se non si sia alle prese con un volenteroso Libro
dei Sogni che poco ha a che fare con i contenuti rigoristici della
lettera del titolare del Mef ai suoi colleghi. C’è, poi, una domanda ancora
prioritaria: a che punto si è con gli adempimenti per dare attuazione ai
decreti “Salva Italia” e “Cresci Italia”? Nessuno può saperlo perché il Governo
“tecnico” non ha lavorato in piena sintonia con l’alta dirigenza statale;
manca, quindi, pure a Palazzo Chigi, una mappatura completa.
In effetti, dato il quadro di incertezza, sarebbe meglio cercare di fare
diventare realtà le misure già approvate (ma rimaste in un limbo) che tentare
altri provvedimenti puntiformi, soffermarsi su poche ma chiare
priorità condivise (come sostiene da settimane il Sottosegretario al Mef, Pier
Paolo Baretta) quali la semplificazione della macchina amministrativa e
l’individuazione di sacche di inefficienza.
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