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lunedì 30 settembre 2013
A New York la City Opera fallisce, a Jesi il “Pergolesi” fiorisce in Formiche 30 settembre
A New York la City Opera fallisce, a Jesi il “Pergolesi” fiorisce
30 - 09 - 2013
Giuseppe Pennisi
Una cattiva notizia: la
New York City Opera
ha dichiarato fallimento. È stata per anni il secondo teatro dell’opera di New York, situata, nel
Lincoln Center
, alla sinistra del
Metropolitan
(Met); nel
New York State Theatre
(una sala di ben 2700 posti). Soprattutto, ha portato innovazione con prime mondiale di opere americane moderne e prime per gli Stati Uniti di opere che il pubblico conservatore del paludato vicino di casa (il Met) non avrei mai accettato. In parallelo , una buona notizia: nonostante la riduzione dei finanziamenti pubblici e di quelli privati (tutti sono a conoscenza delle difficoltà del principale sponsor, la Banca Marche), il Teatro Pergolesi di Jesi è riuscito ad iniziare con grande successo la 46sima stagione lirica.
È organizzata dalla Fondazione
Pergolesi Spontini
e dedicata al tenore
Franco Corelli
nel decennale della scomparsa, ed stata inaugura venerdì 27 settembre con un titolo raro in
Italia
e per la prima volta rappresentato a Jesi, “L’Arlesiana” di Francesco Cilea, dramma lirico in tre atti da Alphonse Daudet, su libretto di Leopoldo Marenco. L’opera, in un nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con il Wexford Festival Opera, è diretta da Francesco Cilluffo, firma la regia Rosetta Cucchi, scene di Sarah Bacon, costumi di Claudia Pernigotti, light designer è Martin McLachlan. Nella compagnia di canto, protagonisti sono il tenore russo Dimitry Golovnin nel ruolo di Federico ed il mezzo-soprano abruzzese Annunziata Vestri nel ruolo di Rosa Mamai; Mariangela Sicilia interpreta Vivetta, Valeriu Caradja è Metifio, Stefano Antonucci canta Baldassarre, Cristian Saitta è Marco, Riccardo Angelo Strano interpreta L’Innocente. L’Orchestra è la Filarmonica Marchigiana, il Coro Lirico V. Bellini è diretto da Carlo Morganti.
“L’Arlesiana” fu rappresentata per la prima volta il 27 novembre 1897 al Teatro Lirico di Milano, con Enrico Caruso nel ruolo del protagonista, che eseguì con gran successo “Il lamento di Federico”, la romanza destinata a mantenere ancora oggi vivo il ricordo di quest’opera. Non è stata mai rappresentata prima a Jesi e in questo suo “debutto” propone al pubblico una autentica rarità musicale: la seconda romanza di Federico “Una mattina m’apriron nella stanza”, ritenuta perduta e recuperata un anno fa dal tenore Giuseppe Filianoti nella città natale di Cilea, Palmi.
Il nuovo allestimento propone un viaggio nella psiche di Federico, oscillando tra momenti di realtà e la sua percezione sempre più delirante. Una scelta sottolineata dalle scene, che con il progredire del dramma sono sempre più infestate da apparizioni, crudeli proiezioni del desiderio del protagonista. Spiega la regista, Rosetta Cucchi: “Al centro della vicenda è l’insana passione per una donna misteriosa che non compare mai nell’opera. Il protagonista, Federico, la desidera disperatamente, la sogna, soffre per lei, e improvvisamente la sua mente comincia a vacillare. Gli sforzi di coloro che lo circondano per mantenere la sua ragione lucida sono inutili, e lentamente la sua anima trasforma la storia d’amore in una cupa ossessione. È come se l’immagine della persona amata, perennemente sospesa nello stato cosciente, eserciti un’attrazione verso il quale Federico non può difendersi. L’amante ossessionato ascolta il canto della sua sirena e follemente ne segue l’ombra, che si muove via via via, diventando una proiezione delle sue follie. Il pubblico segue il viaggio di Federico fuori dalla realtà, intravisto attraverso una porticina nera all’inizio di ogni atto, verso il suo mondo ideale immaginario. Molte persone orbitano attorno a quest’uomo: una potente madre, un fratello debole, un uomo vecchio e saggio e altri, e nessuno di essi sarà in grado di aiutarlo. Ma siamo assolutamente sicuri che tutto è reale?”.
Nella storia, ambientata in Provenza, Federico è deciso a sposare una misteriosa donna di Arles contro la volontà di sua madre, Rosa, ma, giunto finalmente il momento del matrimonio, è costretto a rinunciarvi a causa di Metifio, che vanta un diritto di prelazione esibendo alcune lettere d’amore che l’Arlesiana gli ha scritto. Federico si dispera e la madre Rosa riesce a convincerlo a dimenticare la giovane di Arles sposando Vivetta, una brava ragazza del paese da tempo innamorata di lui. Convinto di aver superato la sua malattia d’amore, Federico decide di accettare il suggerimento della madre, ma proprio il giorno fissato per le nozze, la ricomparsa di Metifio risveglia in Federico la passione e la gelosia per l’amata di un tempo, fino a spingerlo al suicidio gettandosi da una torre. Applausi a scena aperta, ovazioni al calar del sipario e possibilità di portare lo spettacolo altrove (anche all’estero)
La Stagione lirica di tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi prosegue venerdì 4 ottobre con “Viva V.E.R.D.I. Le grandi opere di Giuseppe Verdi”, rara mise en espace di duetti per baritono e basso tratti dalle opere verdiane Attila, Don Carlo, Simon Boccanegra e Falstaff; in scena, il baritono Julian Kim e il basso Luca Tittoto, Giacomo Sagripanti dirige l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, video scenografia a cura di Benito Leonori, mise en espace a cura di Matteo Mazzoni.
Chiude la Stagione Lirica 2013 del Teatro Pergolesi il “Falstaff” di Giuseppe Verdi, venerdì 22 novembre alle ore 20.30, con replica domenica 24 novembre alle ore 16
Al cartellone lirico di tradizione, si affianca inoltre il XIII Festival Pergolesi Spontini dal titolo “Lo scettro e la bacchetta”: dal 5 ottobre al 3 novembre 2013, concerti ed eventi dedicati al rapporto tra musica e potere politico, in un percorso da Gaspare Spontini a Wagner e Verdi; in programma, la prima esecuzione in epoca moderna della Cantata “Gott segne den König!” (‘Dio benedica il Re!’) di Spontini per soli, coro e orchestra, e una giornata dedicata al cinema muto con la proiezione su musica dal vivo del colossal “Cabiria” (1914).
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