Siamo alla settimana precedente quelle elezioni che potranno rimettere in moto l’Italia o consegnarla al declino economico, sociale e politico di cui si sono poste le premesse negli ultimi due anni. I sondaggi ed i bookmakers dei centri di scommessa in Irlanda e nelle Isole della Manica danno un forte distacco tra la percentuale d’elettori del PdL e quella del Pd. E’ ancora molto elevata, tuttavia, la percentuale d’indecisi: gli stessi sondaggisti vicini al Pd sottolineano che si tratta in gran misura di elettori tradizionalmente orientati a sinistra ma, dopo l’esperienza del Governo Prodi, incerti se andare alle urne e a chi dare il proprio voto, se al Pd, se alla Sinistra Arcobaleno, oppure addirittura al Pdl. Rari gli indecisi che voteranno per i “nanetti” il cui elettorato è ideologizzato e fidelizzato. Su un esito che dovrebbe essere in gran misura scontato (anche a ragione delle ultime liti in pubblico tra i Ministri del Governo Prodi e l’imbarazzo di Walter Veltroni) grava, oltre al peso degli indecisi, il complicato sistema di computo dei voti per l’allocazione dei seggi al Senato.
Quale può essere la mossa strategica, non tattica, per indurre gli indecisi a votare per il PdL? La più promettente consiste nel presentare l’intera squadra di Governo (i Ministri e se possibile anche i Sottosegretari) alcuni giorni prima delle elezioni ed in ogni caso anticipando un’eventuale mossa analoga da parte dell’avversario. E’ una delle conclusioni principali della serie di libri “The making of President” iniziata, sulla campagna elettorale del 1960, da Theodore Harold White e continuata da una serie di politologi sino quasi ai giorni nostri: non è una tattica da “persuasori occulti” da Madison Avenue (la strada di New York dove hanno sedi le maggiori società di pubblicità Usa) ma un elemento di grandissima chiarezza nei confronti degli elettori. I quali hanno titolo a sapere chi avrà la responsabilità di governare l’Italia. Nonché di avere la certezza che il PdL ha una squadra compatta, coesa e pronta a prendere le misure urgentemente necessarie. Mentre nel Pd si cincischia su a chi promettere bastoni di maresciallo – avendone già impegnati a parole una diecina per ogni incarico potenzialmente disponibile.
Silvio Berlusconi ha già fatto un passo importante in questo senso annunciando che, in caso di vittoria del PdL, il dicastero dell’economia e delle finanze verrà affidato a Giulio Tremonti (pare che il candidato del Pd sia Vincenzo Visco soprattutto a ragione degli aggravi fiscali impliciti nel loro programma). Tuttavia, in una fase delicata come l’attuale sotto il profilo internazionale, i dicasteri degli esteri e della difesa hanno pari peso a quelli dell’economia e delle finanze. E sotto il profilo della tenuta sociale, quelli del lavoro, della salute, delle attività produttive, dell’agricoltura, della cultura, della funzione pubblica non sono di meno.
L’Italia vuole sapere da chi sarà composta la squadra anche e sopratutto perché soltanto giocando a carte scoperte si ha quella vincente.
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