COSI’ LA OLD LADY TORNA INDIETRO NEL TEMPO
Vi ricordate “La vielle dame indigne”, il film del 1965 che, tratto da una novella di Bertold Brecht, riportò sugli schermo a 70 anni di età una delle attrici più affascinanti degli Anni 40 (Sylvie), fu un successo enorme di critica e di cassetta e diede una (breve) fama al suo autore (René Allio)? Raccontava di un’anziana signora che diventava vedova dopo una vita di ristrettezze (ed abbandonata a se stessa dai figli presi dai loro problemi di carriera e di famiglia) compra, con l’eredità del defunto, l’utilitaria per eccellenza dell’epoca (la deux cheveux) ed in compagnia con la giovane badante vive due anni di follie in giro per la Francia, prima di passare a miglior vita.
Auguriamoci che non ci sia un nesso tra “la vielle dame” e la “Old Lady”, il nomignolo affettuoso con il quale i sudditi di Sua Maestà Britannica chiamano la Bank of England, ossia la Banca centrale del Regno Unito. Di birichinate, la “Old Lady” ne sta facendo tante da quando è iniziata quella colloquialmente chiamata “la crisi subprime”: tiene alti i tassi d’interesse nonostante la flessione della crescita reale (pur se in Gran Bretagna viaggia all’1,8% rispetto al nostro misero 0,3%), inietta liquidità nel sistema bancario mirando principalmente ad arbitraggisti ed ad istituti spericolati, ha orchestrato il salvataggio di una Northern Rock, che, per seguire uno dei passi del Vangelo letto con frequenza alle funzioni Anglicane, è stata edificata sulla sabbia, invece che sulla roccia. Sono birichinate che molti hanno accettato sia perché , come alla “vielle dame indigne”, ad una “Old Lady” si guarda con simpatia specialmente quando fa la scavezzacollo in una fase di complicazioni (sui mercati) come l’attuale.
Tuttavia, oggi 21 aprile la “Old Lady” ha annunciato un intervento di vasta portata (50-100 miliardi di sterline) che rappresenterebbe un cambiamento profondo nella politica di una Banca centrale: un programma (pluriennale) di scambio tra obbligazioni garantite dal Tesoro di Sua Maestà e titoli di banche del Regno Uniti la cui garanzia reale sarebbero “pacchetti” di contratti di mutui (un può prime, un po’ di media qualità, un po’ subprime). Chi ha la prassi di pensare male (ed azzeccarci, di tanto in tanto) ha notato un corsivo su “The Economist” di venerdì aprile sulla bassa valorizzazione delle azioni bancarie; come dire che la garanzia sarebbe doppia – i “pacchetti” di mutui e, se del caso, partecipazioni bancarie a buon mercato. Abbastanza da fare pensare a qualcosa che supera la birichinata o la marachella e che riporta il “central banking” indietro di decenni – quando i banchieri centrali avevano la tendenza di impicciarsi troppo nei temi e problemi dei singoli istituti di credito – una tendenza che nell’area dell’euro è vietata dai trattati sulla moneta unica.
Maggiori dettagli verranno senza dubbio forniti nel Financial Stability Report che la “Old Lady” pubblica ogni semestre. Il sito della Banca non indica quando sarà diramato il prossimo rapporto: un rispetto rigoroso della puntualità indicherebbe giovedì 24 aprile (giorno il cui, per mera coincidenza, a Francoforte si riunisce il Consiglio della Bce). La scadenza non è fissa; il documento potrebbe essere diffuso anche con un paio di giorni di ritardo, specialmente se all’interno dell’istituzione si discute ancora sul programma.
Se la “Old Lady” tentenna (quanto meno sulle specifiche tecniche), sarebbe utile che la Bce la aiutasse a traversare la strada. Non solo misure del genere di quelle trapelate in indiscrezioni verosimilmente fatte uscire ad arte (per testare i mercati) sono vietate nell’unione monetarie, la l’Ing. Jean-Claude Trichet (che è alla guida della Banca centrale europea) ha tenuto, in più occasioni, ad affermare la sua netta opposizione a programmi di questa natura. Un’indicazione dal Consiglio Bce potrebbe essere redatta senza sembrare un’invasione di campo ma un’applicazione degli auspici del “rapporto Draghi” presentato dieci giorni fa al G7 ed al Fondo monetario internazionale. Il silenzio, al contrario, vorrebbe dire che il “rapporto Draghi” viene già ignorato, o che è già finito nel cestino.
Senza dubbio c’è il problema d’istituti invischiatesi in dosi eccessive di “subprime”; però, i salvataggi effettuati da banche centrali, ed istituzionalizzati in un “programma”, non solo riportano l’orologio indietro ma innescano un “azzardo morale” tale da inquinare il funzionamento dei mercati. La vicenda Nortern Rock – ci auguriamo – deve essere considerata l’eccezione che conferma la regola. Non lo sgabello (traballante) su cui costruire nuove regole (per di più pasticciate).
Per saperne di più
Crow Chr,, Meade E.E. “The Evolution of Central Bank Governance around the World”, “The Journal of Economic Perspectives” Fall 2007
Magnifico G. “L’Euro: ragioni e lezioni di un successo sofferto” Luiss University Press 2005
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