domenica 6 aprile 2008

IL SETTECENTO DI HASSE E QUELLO DI LUCIO DALLA, Il Velino 5 aprile

Per pura coincidenza due lavori settecenteschi , quasi contemporanei (uno del 1725 ed un del 1728), sono andati simultaneamente in scena a Roma ed a Bologna: “Marc Antonio e Cleopatra” di Johann Adolf Hasse e “The Beggar’s Opera” (“L’opera del mendicante”) di John Gay e Cristoph Pepusch. Il primo dei due lavori è una “serenata scenica di un giovane ventiseienne sassone che, con Metastasio, sarebbe diventato uno dei più strenui difensori dell’”opera seria” all’italiana contro le riforme di Gluck ed altri. Il secondo è una “Ballad Opera”, simile ad un musical dei tempi nostri; esplose nella Londra del 1728, dove trionfava l’”opera seria” barocca in italiano- in lingua inglese (e densa di parti in dialetto londinese) ed utilizza le situazione tipiche dell’”opera seria” – amori contrastati, delazioni, tradimenti e inatteso lieto fine- trasferendole dalla mitologia e storia greco-romana al modo dei bassifondi – allo scopo in effetti di farne una caricatura.
Il lavoro di Hasse è stato presentato per una sola serata (peraltro con poco pubblico) all’Oratorio del Gonfalone è un gioiello architettonico tra Via Giulia ed il Tevere. Il secondo, dopo una settimana al Teatro Duse di Bologna (nell’ambito della stagione lirica del Comunale) va in tournée in Emilia per due settimane e dovrebbe, poi, andare in Spagna ed in altri circuiti regionali. L’allestimento del primo è stata affidata al Romabarocca Ensemble guidato da Lorenzo Tozzi. Quello del secondo a Lucio Dalla.
Una messa in scena, con addobbi e costumi, di “Marc’Antonio e Cleopatra” è una vera rarità. L’Oratorio del Gonfalone è interamente affrescato da un ciclo, che raffigura in dodici episodi la Passione di Cristo Le scene sono inquadrate da una intelaiatura architettonica formata da colonne tortili ispirate alle colonne vitinee dell'antica Basilica di San Pietro, che provenivano, secondo una antica leggenda, dal Tempio di Salomone. Sopra ogni episodio sono raffigurati un Profeta e una Sibilla, suddivisi da una edicola architettonica, che racchiude una figura allegorica dipinta in monocromo.Il ciclo fu eseguito tra gli anni 1569 e 1576, quando era cardinale protettore dell'Oratorio Alessandro Farnese, il cui stemma si trova sul soffitto ligneo intagliato da Ambrogio Bonazzini, uno dei più grandi specialisti dell'epoca, è un esempio di rara e pregevole qualità. In questa scena naturale, bastano i costumi settecenteschi ed un minimo di regia per ricreare l’atmosfera del 1725 quando a Napoli “Marc’Antonio e Cleopatra”, di un Hasse appena ventiseienne, ebbe la prima esecuzione. Quindi, quasi a gratis si è ricreata l’atmosfera; il resto lo hanno fatto l’eccellente Ensemble ed i due cantanti (specialmente il soprano).
Lucio Dalla e Giuseppe Di Leva hanno approntato una nuova versione di “The Beggar’s Opera” Il testo è in italiano (ed in vari dialetti- bolognese, napoletano, romano tanto che sono necessari i sovrattitoli). Circa un terzo dei numeri musicali sono tagliati; vengono, poi, eliminati ritornelli e “da capo”. Non c’è più, quindi, la satira al barocco ed all’”opera seria”. Ciò può non avere particolare interesse per il pubblico d’oggi, ma ne ha per gli specialisti quali Sergio Cofferati, Sindaco melomane. I costumi sono senza epoca la vicenda viene situata in una città del Nord in cui negli ultimi lustri c’è stata una forte immigrazione ed in cui la protagonista autoctona parla dialetto bolognese molto stretto. E’ forse una situazione analoga a quella della Londra del 1730 o giù di lì. Ma assomiglia sin troppo ad una città felsinea popolata da ladri, lenoni, prostitute, poliziotti corrotti e chi più ne ha più ne metta. Il mendicante, che nella rappresentazione è lo stesso autore dell’opera, entra in scena. Incontra il direttore del teatro: “Vedi, – gli dice – siamo degli attori, non grandi cantanti, gente abituata a tutto- dire bugie, pisciare nei lavandini, capisci?” Proprio la Bologna di Piazza Verdi, Largo Respighi, Via Petroni, Piazza Santo Stefano. Sembra una presa in giro, forse inconsapevole, del Sindaco e degli spettatori.

Nessun commento: